Il ridicolo nella retorica di cicerone
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Il ridicolo nella retorica di Cicerone

La valutazione delle circostanze nell’uso delle battute di spirito sono i tratti che distinguono un bravo oratore

In questo articolo ci occuperemo dell’uso del Ridicolo, o meglio dell’utilizzo delle battute di spirito da impiegare nell’ambito di una discussione o di un discorso.

Come già ribadito, in questo blog, nell’articolo Retorica, l’arte di saper comunicare, l’interesse per un tema come quello della retorica nasce prima di tutto dalla sua assoluta attualità e soprattutto dal fatto che chi sa parlare in modo logico, coerente e persuasivo dispone di uno strumento potentissimo per assicurarsi il consenso nelle trattative e nelle discussioni.

Una delle riflessioni più ampie e articolate sui modi di far emergere le risate, che ci siano giunte dall’antichità è quella che si trova nell’opera il De oratore di Marco Tullio Cicerone (106 – 43 a.C.)

Collocato subito dopo l’esposizione dei modi per coinvolgere l’uditorio e indirizzare a nostro favore i sentimenti di chi ci giudica, il Ridicolo è, per Cicerone, uno strumento fondamentale nell’arte oratoria.

 

Quanto segue è tratto (con adatt.) principalmente dall’opera, De oratore di Cicerone:

 

Perché suscitare il riso

Potrebbe sembrare che l’intera questione del suscitare il riso sia superficiale, tuttavia si è notato che nelle discussioni spesso risultano gradevoli e di grande efficacia le battute di spirito.

Esse giovano molto in un discorso e fan sì che si ottengano ottimi risultati. Ma a differenza di tutte le altre tecniche che si possono anche imparare, queste sono doni di natura e non possono in alcun modo essere insegnate.

Coloro che hanno tentato di trasmettere una certa regola sulla comicità e di fissarne le regole, sono risultati così scadenti che l’unica cosa che faceva ridere era la loro stessa stupidità.

Premesso che il precetto di rinunciare alle battute di spirito va bene quando non ce n’è bisogno, quello di cui vogliamo parlare ora è invece è il modo di servircene, quando ve ne sia il bisogno, soprattutto contro i nostri avversari, quando la loro stoltezza si presterà ad essere derisa nel momento in cui l’uditorio sembrerà pronto a prestarvi attenzione.

Senz’altro ricevono migliore accoglienza le battute con cui si replica ad un attacco rispetto a quelle che si pronunciano, senza essere provocati. In questo modo diamo infatti l’impressione che non ci saremmo mossi, se non fossimo stati provocati.

 

Da dove scaturisce la risata

Riguardo a che cosa sia il riso, come si possa scatenare, dove abbia sede, in quale maniera sgorghi e così all’improvviso prorompa, senza che, anche volendo, lo possiamo trattenere, lasciamolo agli altri. La questione infatti non riguarda il nostro argomento e, anche se lo riguardasse, non avrei scrupolo di confessare di ignorare quello che non conoscono neppure coloro che dichiarano la loro competenza in materia.

Quello di cui ci vogliamo occupare è il posto e il terreno, per così dire, da cui scaturisce il comico.

Esso scaturisce quando sono messi in rilievo i difetti morali e la bruttezza fisica delle persone. Si ride infatti, esclusivamente o nella grande maggioranza dei casi, quando è messo in rilievo, sottolineato con bel garbo, qualche aspetto sgradevole.

 

Motivi per cui conviene suscitare il riso

È chiaro che all’oratore conviene suscitare il riso, vuoi perché l’ilarità suscita simpatia e benevolenza verso colui che l’ha scatenata, vuoi perché tutti ammirano l’acume, spesso concentrato in una sola parola, soprattutto di chi ribatte ma talvolta anche di chi provoca.

Suscitando il riso, si mette in ginocchio l’avversario, gli si creano delle difficoltà, lo si indebolisce, lo si intimidisce, lo si confuta.

Primo perché qualifica l’oratore stesso come persona piacevole, divertente, colta, arguta.

Secondo, perché mitiga e stempera la tristezza e la serietà della discussione, e spesso con una battuta divertente riesce a rendere meno fastidiosa una materia che potrebbe essere difficile alleggerire con altri argomenti.

Inoltre, si riesce a dissipare accuse odiose che non sarebbero facilmente confutabili con argomentazioni.

 

Limiti nell’utilizzo del ridicolo

Riguardo i limiti dell’utilizzo del ridicolo, esso va considerato con grandissima attenzione.

Infatti, non può essere oggetto di riso:

  • né la malvagità estrema che si è macchiata di delitti. Si pretende che i malfattori siano colpiti da una forza più potente del ridicolo,
  • né, per contro, l’infelicità estrema. Non piace che gli infelici siano derisi, a meno che non siano arroganti.

Perciò, bisogna soprattutto avere rispetto dei sentimenti del pubblico, per non correre il rischio di offendere persone che godano del suo affetto.

Inoltre, non solo è buona norma non dire insulsaggini, ma anche se si può dire qualcosa di molto spiritoso, l’oratore deve evitare il pericolo di portare lo scherzo al livello dei buffoni.

L’oratore non è obbligato al motto di spirito tutte le volte che se ne presenta l’occasione. Ci vuole moderazione.

Inoltre, sono assolutamente da evitare le battute, che anche se spiritose, possono andare a colpire chi non si vorrebbe, diventando così controproducenti.

Nel De Oratore Cicerone fornisce l’esempio di un processo svoltosi a Roma dove vi era un certo Filippo rappresentava l’accusa:

Si fa avanti un testimone piccolino. Filippo domanda al giudice: Posso interrogarlo? Il giudice risponde: Sì, purché tu faccia prestò. E Filippo: ‘Non avrai motivo di rimproverarmi: gli farò una domanda piccolissima.”

Cicerone pur riconoscendo che la risposta di Filippo è una battuta arguta e divertente, che scaturisce molte risate, fa presente che in quel caso risulta infelice e volgare in quanto il giudice era un uomo di statura ancora più piccola del testimone. Succede quindi che in quell’occasione, quelle risate si rivolgono anche al giudice (o meglio alla sua statura) penalizzando così Filippo che ha prodotto quella battuta.

 

Evitare la comicità dei buffoni

Un oratore non dovrà utilizzare il ridicolo troppo frequentemente affinché non sia scurrile, né insistente né inumano.

Non deve fare battute insulse, e anche quando ha a disposizione uno spunto estremamente ridicolo, l’oratore deve evitare che la comicità dei buffoni, a meno che però non si abbia a che fare con persone particolarmente arroganti.

Egli inoltre eviterà anche le affermazioni ricercate non spontanee ed eviterà le irreparabili offese. Inoltre, tormenterà soltanto gli avversari, ma non sempre, né tutti, né a qualunque costo.

Diremo allora che la valutazione delle circostanze nell’uso delle battute di spirito sono i tratti che distinguono un bravo oratore che fa battute a ragion veduta dai buffoni che le fanno di continuo e senza motivo.

Magari ci fosse un’arte che insegnasse delle regole in proposito! Questa invece, è una dote che solo la natura può dare.

Il ridicolo nella retorica di cicerone

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