Unire i puntini, di Steve Jobs
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Unire i puntini, di Steve Jobs

Prima storia di Steve Jobs ai giovani neolaureati di Stanford

Unire i puntini è la prima delle tre storie raccontate da Steve Jobs (1955 – 2011) cofondatore del colosso tecnologico Apple nel celebre discorso effettuato Il 12 Giugno 2005 ai giovani neolaureati dell’Università di Stanford in occasione della consegna dei diplomi di laurea.

Nel raccontare la prima storia Jobs cerca di far capire che: nella vita non sempre è possibile pianificare il futuro con chiarezza, soprattutto quando decidiamo di seguire i nostri desideri.

Una scelta fatta per seguire un’aspirazione magari ci sembra poco significativa, o addirittura non coerente, e invece può portarci molto lontano.

Solo a posteriori possiamo guardare alla strada che ci ha portato ad essere ciò che siamo, strada tracciata dagli eventi e dalle scelte. I puntini della nostra storia.

Questa prima storia raccontata da Jobs ci fa capire che sebbene oggi le cose ci potranno apparire confuse, questo non sarà sempre così.

Perché più avanti anche per te arriverà quel momento in cui comprenderai che tutto quello che hai fatto in passato, l’hai fatto perché ti doveva portare lì, proprio dove sei ora.

A quel punto avrai dato un senso ed un valore a tutti quei fatti che mentre si verificavano sembravano incomprensibili e che ora svelano il motivo del perché quelle cose dovevano verificarsi.

Perché come dice Jobs: “Statene certi, i puntini si uniranno nel futuro, abbiate fiducia”.

Ma ecco la sua prima storia:

 

Unire i puntini

Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di un titolo universitario.

Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull’unire i puntini.

Ho abbandonato gli studi universitari del Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto in maniera ufficiosa per altri diciotto mesi prima di lasciarlo definitivamente. Allora, perché ho mollato?

È cominciato tutto prima che nascessi.

Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. pretendendo però dai miei genitori adottivi che un giorno io sarei dovuto andare all’università.

Diciassette anni dopo andai al college.  Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come l’università potesse aiutarmi a capirlo. Eppure, ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita.

Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso.

Nell’attimo che mollai l’università, potei anche smettere di seguire i corsi obbligatori che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori, però.

Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici.

Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Ogni domenica camminavo per sette miglia per avere l’unico pasto decente della settimana presso il tempio Hare Krishna.

Ma mi piaceva. Gran parte di quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo.

Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all’epoca offriva probabilmente i migliori corsi del Paese relativamente alla calligrafia. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così.

Fu lì che imparai dei caratteri Serif e Sans Serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo.

Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non è in grado di “catturarlo” e trovavo ciò affascinante.

Nulla di tutto questo però sembrava avere speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita.

Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. È stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica.

Se non avessi abbandonato, se non avessi partecipato a quel singolo corso di calligrafia, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità.

Se non avessi mai lasciato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i personal computer non avrebbero probabilmente mai avuto la possibilità di avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno.

Certamente non era possibile all’epoca “unire i puntini” e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto è diventato molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro.

Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini che ora vi appaiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro.

Dovete credere in qualcosa – il vostro intuito, il destino, la vita, il karma[1], chiamatelo come volete.

Perché credere che i puntini si uniranno lungo la strada vi darà la fiducia di seguire il vostro cuore anche quando questo vi porta fuori da un percorso ben conosciuto, e ciò farà tutta la differenza.

Unire i puntini, di Steve Jobs

 

Se vuoi conoscere gli altri due discorsi fatti da Steve Jobs ai neolaureati dell’università di Stanford nel 2005, clicca qui:

Per chi non lo ha ancora fatto, consiglio di leggere l’articolo presente su questo blog dal titolo: Imparare da Steve Jobs

Se invece vuoi maggiori informazioni sulla vita di Steve Jobs e sulla storia della Apple, devi allora assolutamente leggere il libro autobiografia: Steve Jobs, scritto da Walter Isaacson.

 

[1]  Karma: nell’induismo e nel buddismo il karma è il destino che ciascun essere vivente crea con le proprie azioni.

 


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