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Il saggio e il serpente

E’ sempre così: quando si è troppo buoni ci si rimette sempre, e questa storia ce lo spiega

Ai bordi di una strada che passava per un bosco, non lontano da un villaggio, viveva un pericoloso serpente.

L’animale si nascondeva tra i rami degli alberi, da dove osservava il via vai degli abitanti che entravano ed uscivano dal villaggio e si divertiva a terrorizzarli.

Si lasciava cadere all’improvviso dai rami dell’albero, sui passanti e li mordeva brutalmente.

Gli abitanti non osavano più passare da quella strada e facevano un lungo giro per evitare il rettile.

Un giorno, un saggio che viaggiava di villaggio in villaggio passò di là.

Il serpente, secondo la sua abitudine, si gettò in modo aggressivo su di lui.

L’uomo lo guardò con benevolenza e gli chiese: «Perché mi vuoi fare del male? Io sto solo camminando e non ti minaccio in alcun modo».

Il serpente, sorpreso dall’infinita dolcezza e dalla forza che proveniva dall’uomo, rifletté su queste parole e si scusò.

«Vedo che in fondo sei buono» gli disse il saggio. «Vorrei che tu promettessi di non attaccare più nessuno» e gli parlò a lungo di pace.

Le parole che pronunciava commossero profondamente il serpente, tanto che l’animale giurò solennemente di non mordere mai più nessuno.

Ben presto gli abitanti del villaggio si accorsero che il serpente non li attaccava più. Ripresero allora il cammino attraverso il bosco.

A poco a poco i passanti presero coraggio e vedendo l’animale arrotolato tranquillamente su un ramo, cominciarono a tirargli sassi e pietre.

Poiché il serpente li ignorava, allora gli abitanti iniziarono a colpirlo con i bastoni. Addirittura, un uomo vendendolo così inoffensivo lo afferrò, lo fece roteare in aria e lo gettò contro un albero.

In breve, successe che il serpente iniziò a subire ogni giorno le angherie più spietate da gente che lo prendeva a calci, lo bastonava o gli tirava dei sassi.

Il povero rettile soffriva molto ma mantenne la promessa fatta al saggio, non reagì, non attaccò e non morse nessuno.

Qualche settimana più tardi, il saggio passò di nuovo di là e chiamò il serpente per chiedergli come andasse.

L’uomo si rattristò moltissimo nel vedere in che stato si trovava il povero rettile, nascosto tra le foglie, tutto indolenzito, ricoperto di piaghe e lividi. «Ma che cosa è successo?» gli chiese, prendendosi cura di lui.

«Maestro» piagnucolò il serpente tutto ferito «mi avete detto di non mordere, ma guardate cosa mi hanno fatto gli abitanti del villaggio!».

«E perché li hai lasciati fare?» rispose il saggio. «Io ti avevo chiesto di non mordere più, ma non ti ho mai detto di non sibilare!».

Da quel giorno il serpente affrontò i suoi aggressori, sibilando: da allora non ebbe alcun bisogno di mordere e non venne più maltrattato.

Tratto (con adatt. e riduzioni) da Marin Coles e Marin Ross, L’alfabeto della saggezza, Einaudi

 

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