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Nella vita liberatevi dalla zavorra delle cose inutili

Tre uomini in barca, per non parlare del cane – Jerome K. Jerome

Jerome K. Jerome (1859 – 1927) è l’autore del libro pubblicato nel 1889 dal titolo “Tre uomini in barca, per non parlare del cane”.

Il libro, che ebbe e continua ancora oggi ad avere molto successo, tratta delle avventure di tre amici e del loro fedelissimo cane che risalgono in barca il fiume Tamigi alla ricerca di svago e avventure.

Inizialmente l’intenzione di Jerome era di scrivere una “Storia del Tamigi”, concentrandosi sulla descrizione dei panorami godibili durante la navigazione e sugli eventi storici che avevano avuto luogo nelle vicinanze del corso del fiume, il tutto alleggerito da brevi intermezzi comici.

Jerone infatti aveva già scritto degli articoli umoristici con un certo successo che una volta raccolti in un libro il cui titolo è “Pensieri oziosi di un ozioso” diventarono il suo primo successo editoriale.

Quando consegnò la bozza del libro all’editore con cui era in contatto per la pubblicazione, questi si affrettò a eleminare quasi tutte le parti storiche e insistette affinché Jerone sostituisse il titolo “Storia del Tamigi” con il più simpatico: “Tre uomini in barca, per non parlare del cane”.

 

Antefatto

Nel brano che segue tratto (con adatt.) dal terzo capitolo del libro “Tre uomini in barca, per non parlare del cane“, i tre amici, George, Harris, Montmorency e Jerome (l’autore e narratore del libro) sono alle prese con la decisione della lista delle cose di cui hanno bisogno per il loro viaggio.

Dopo diverse discussioni, la prima lista che compilano viene scartata in quanto tutti e quattro si rendono conto che mai il fiume avrebbe consentito la navigazione di un battello sufficientemente grande da contenere tutto quello che a loro sembrava indispensabile.

A quel punto George, uno dei tre amici, inizia un’interessante riflessione filosofica.

 

Il racconto

“Siamo fuori strada”, decretò George. “Non dobbiamo pensare a quello che potrebbe servirci, ma a quello di cui non possiamo fare a meno”.

A volte George salta fuori con osservazioni di un tale buon senso da lasciare a bocca aperta. Vere perle di saggezza, le definisco io, e non solo riguardo al caso in questione, ma in generale riguardo alla nostra navigazione sul fiume della vita.

Quante persone, lungo il corso della loro vita, caricano la loro barca fino a rischiare di farla affondare di cose sciocche che pensano essenziali al piacere e al benessere, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra?

E sul loro piccolo vascello ammucchiano, su fino all’albero maestro, abiti eleganti, grandi case piene di oggetti inutili e di una miriade di amici alla moda ai quali non importa un fico secco di loro, e dei quali a loro importa ancora meno, di costosi divertimenti che non divertono nessuno, di formalità e mode, di finzioni e ostentazioni, e di – oh, la più pesante, la più folle delle zavorre! – della paura dell’opinione altrui, di lussi che possono soltanto nauseare, di piaceri che annoiano, di vuote mostre di sé che, come la corona ferrea dei criminali di un tempo, fanno sanguinare e smarrire la testa dolorante stretta nella loro morsa!

È zavorra, amico mio, nient’altro che zavorra! Gettatela a mare. Rende così difficile manovrare la barca che corri il rischio di accasciarti svenuto sui remi.

Rende la tua barca così lenta e pericolosa da manovrare che l’ansia e la preoccupazione non ti concedono mai un attimo libero; e non hai mai un momento di riposo per sognare pigramente, mai un momento per osservare le nuvole che sfiorano le onde spinte dal vento, o i scintillanti raggi di sole che giocano con le increspature, o i grandi alberi sull’argine che si curvano per fissare la loro immagine riflessa, o il bosco tutto verde e oro, o i gigli bianchi e gialli, o i giunchi che ondeggiano oscuri o i falaschi, o le orchidee o gli azzurri nontiscordardimé.

Liberati dalla zavorra, amico!

Lascia che l’imbarcazione della tua vita sia leggera e contenga soltanto lo stretto indispensabile: una casa accogliente e qualche semplice piacere, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che ti ami, un gatto, un cane, e una o due pipe, cibo e indumenti a sufficienza, e solo da bere un po’ più del necessario, perché la sete si sa, è pericolosa.

Allora ti sarà più facile manovrare la tua barca, e non sarà tanto soggetta a capovolgimenti, e se si capovolgerà non sarà così grave perché le merci solide e buone sopportano l’acqua.

In questo nodo avrai tempo per pensare e tempo per lavorare. Tempo per scaldarti al sole della vita, tempo per…

Chiedo scusa amici. Temo di essermi lasciato un po’ andare.

 

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