Chi ha già letto in questo blog l’articolo: Storia del conflitto interpersonale, avrà avuto modo di capire che il confitto interpersonale e l’egoismo insito nella natura umana hanno da sempre accompagnato l’umanità nella sua evoluzione ed a seconda delle epoche sono stati visti nel corso del tempo sia in modo negativo che positivo.
Riguardo poi l’egoismo, nell’articolo sopra menzionato abbiamo anche avuto modo di vedere che ne esistono principalmente di due tipi:
- Quello pessimistico evidenziato ad esempio da Nicolò Machiavelli e da Thomas Hobbes, che vedono in generale l’uomo come inaffidabile, avido ed ingrato.
- E quello tutto sommato positivo, espresso nella metafora della “mano invisibile” dell’economista Adam Smith nel quale, la ricerca egoistica dei propri interessi favorirebbe l’interesse dell’intera collettività.
Da ciò emerge che anche a causa di un po’ di questo egoismo, positivo o negativo che sia, insito, chi in più e chi in meno, in ogni essere umano, il relazionarsi con gli altri non è facile.
Ora dal momento che nessuno di noi può permettersi in questa vita di vivere e fare tutto da solo, diventa necessario, se si vuole concludere con successo o quantomeno con meno problemi possibili qualsivoglia attività, cercare di capire quale sono le motivazioni sottostanti l’emergere di un qualunque conflitto interpersonale.
Sebbene non sia assolutamente facile né catalogare né comprendere le motivazioni che sono alla base di una qualsivoglia situazione conflittuale, sono principalmente:
- Le risorse scarse o limitate
- Il risentimento o rancore
Le risorse scarse o limitate
A meno che la risorse, oggetto di una disputa, siano solo un pretesto è difficile che emergano dei conflitti in merito a risorse percepite come non limitate.
Un conflitto nascerà quindi in tutti quei casi in cui la risorsa è percepita come scarsa e sarà focalizzato in particolare sulle discordanze di interessi, di ogni singola parte coinvolta nel conflitto, che avranno nel modo di suddividere la risorsa scarsa.
Le risorse, considerate limitate, possono assumere molteplici forme: un aumento di stipendio, una promozione, la divisione di una casa, di un pezzo di terra tra vicini di casa o tra stati confinanti, la suddivisione degli spazi vedi ad esempio le discussioni che intercorrono tra colleghi per la sistemazione degli arredi all’interno di un ufficio, oppure tra familiari nella gestione degli spazi di casa.
In questa situazione, le parti innescheranno quasi sicuramente un conflitto del tipo vinci o perdi, nel senso che ogni guadagno di una parte rappresenta una perdita per l’altra.
Vedi anche per maggiori approfondimenti l’articolo presente in questo blog dal titolo: La negoziazione competitiva – Logica Win-Lose.
È necessario comunque sottolineare che la scarsità delle risorse è spesso frutto di una percezione soggettiva pertanto a parità di condizioni vi saranno persone con una maggior predisposizione a percepire le risorse come limitate ed altre con una predisposizione a percepirle come sufficienti per una corretta divisione.
Il risentimento o rancore
Le parti, essendosi già confrontate in passato, hanno maturato sentimenti negativi rispetto ad una serie di situazioni caratterizzate da interessi contrapposti e situazioni di sopruso, fastidio, disturbo (sia reali che immaginari), tra quanto si è dato è quanto si è ricevuto nella relazione passata.
Tali fatti che erano stati solo apparentemente risolti hanno lasciato ad almeno una delle parti dei sentimenti di rabbia, ingiustizia, desideri di rivalsa, che nel tempo si sono accumulate fino a scoppiare nel risentimento aperto e quindi nel conflitto interpersonale.
Potrebbe ad esempio essere il caso di un evento risolto in maniera autoritaria, con una decisione unilaterale, che ha umiliato e offeso gli interessi dell’altro.
Il risentimento ed il rancore alimenta il conflitto ed avendo come riferimento temporale il passato, risulta più difficile da gestire e da risolvere. Siamo in pratica nella situazione in cui le parti vedono o considerano semplici situazioni conflittuali come “questioni di principio” e pur di non dare soddisfazione alla controparte sono disposte ad andare a perderci.
Della serie: “Muoia Sansone con tutti i Filistei” [1].
Un aspetto importante da ribadire e non sottovalutare nell’emergere di una situazione di conflitto è che la percezione di grave ingiustizia od il fatto di ritenere che la controparte ha punti di vista inconciliabili con i nostri interessi per ripartire una risorsa considerata scarsa, prima di essere un dato oggettivo, è molte volte frutto di come si vedono le situazioni.
In altre parole, il conflitto alla fin fine esiste prima di tutto nella testa delle persone. Di conseguenza ogni parte affronterà un conflitto a seconda dei seguenti elementi:
- Del proprio carattere e quindi dal proprio modo di vedere le situazioni. Come già accennato, a parità di condizioni oggettive, vi sono individui con una maggiore propensione a percepire la scarsezza ed altri con una maggiore propensione a percepire l’abbondanza delle risorse. In una situazione in cui le perdite sono percepite come elevate, si ingigantisce la paura la quale crea un’emotività negativa che a sua volta esaspera il conflitto e riduce i margini per il raggiungimento di un accordo.
- Dalla volontà o meno di mantenere una buona relazione con la controparte in una prospettiva futura. In un contesto relazionale percepito come occasionale, le parti cercheranno di adottare dinamiche del tipo “mordi e fuggi”, senza prestare nessuna attenzione agli effetti relazionali di lungo periodo.
- Della percezione degli interessi altrui. Se una parte pensa che dalla conclusione di quel certo conflitto solo la controparte ne avrà da guadagnare, sicuramente non si impegnerà per risolverlo.
- Della determinazione a raggiungere gli obiettivi. Maggiore è la determinazione, maggiore sarà la propensione a sostenere le inevitabili tensioni emotive che si creano in una situazione conflittuale.
- Delle esperienze conflittuali precedenti. Vi possono essere casi in cui il conflitto viene ingigantito e complicato, qualora uno dei protagonisti di un precedente rapporto ritiene che la propria parte sia stata più danneggiata di quanto ancora non lo sia stata la controparte. Pertanto, prima di chiudere la storia, è necessario provvedere quantomeno a pareggiare i conti.
[1] “Muoia Sansone con tutti i Filistei”: Si dice a proposito di chi, pur di danneggiare gli altri, non si preoccupa di recare danno anche a sé stesso. Fonte: Dizionario Garzanti.
Un Commento
UN RICHIAMO
Condivisione: Storia del conflitto interpersonale - NEGOZIAZIONE.blog