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Un uomo che non prova pietà, non è veramente un uomo

La commedia Umana – William Saroyan

William Saroyan (1908 – 1981) è uno scrittore americano, figlio di immigrati armeni ed è l’autore del romanzo La commedia umana, pubblicato nel 1942.

Racconta la vita di una famiglia armena immigrata negli Stati Uniti, che abita a Ithaca, in California, durante la seconda guerra mondiale.

Il protagonista è Homer Macauley, un ragazzo di quattordici anni. Ha da poco perso il padre ed ha un fratello più grande che morirà in guerra, una sorella diciassette anni e un fratellino di quattro che si chiama Ulysses.

Sua madre, la signora Macauley è una donna di eccezionale equilibrio che infonde coraggio a tutti.

Homer frequenta il liceo e, per aiutare la famiglia, di sera fa il fattorino del telegrafo, usando la bicicletta, per portare i telegrammi.

Purtroppo, la maggior parte dei telegrammi che venivano consegnati in quegli anni, riguardavano gli avvisi di morte dei ragazzi deceduti in guerra.

 

Antefatto

Nel brano che segue tratto (con adatt. e riduzioni) dalla commedia umana di William Saroyan, il protagonista, Homer, è a casa, si è appena svegliato dopo una dura notte di lavoro, durante la quale ha consegnato svariati telegrammi alle famiglie della cittadina, in cui abita, provenienti dal Ministero della Difesa, con cui si informano le famiglie della morte dei loro figli.

Homer che a causa di quelle consegne è stato costretto ad assistere alle sofferenze di tanta gente, è angosciato dalle ingiustizie del mondo e, parlando con sua madre, comincia a pensare al perché di tanto dolore e tristezza nel mondo.

 

Racconto

Non avrei voluto alzarmi così tardi”, disse, “sono quasi le nove e mezza. Cos’è successo alla sveglia?

Stai lavorando tanto”, rispose la signora Macauley (la mamma di Homer), “ti devi riposare”.

Non sto lavorando tanto. Poi domani è domenica”.

Prese il cucchiaio: sembrava sul punto di mangiare quando si fissò sul cucchiaio in modo strano. Guardò sua madre che sfaccendava davanti al lavandino. “Mamma?

Si Homer?

Ieri sera non sono venuto a parlare con te, non potevo parlare. Di colpo ieri sera, sulla strada di casa, sono scoppiato a piangere.

Sai bene che non piangevo mai da piccolo, o quando avevo problemi a scuola. Mi vergognavo di piangere.

Persino Ulysses (è il fratellino di Homer, di quattro anni) non piange mai.

Ma ieri sera non ho potuto farne a meno, e non ricordo che mi sono vergognato. Ma direi di no. Non sono nemmeno riuscito a venire subito a casa.

Ho pedalato fino a Ithaca (è la cittadina degli Stati Uniti, dove vivono), poi ho attraversato la città fino al Liceo.

Sulla strada ho superato una casa dove all’inizio della serata stavano dando una festala casa era buia. Io ho portato un telegramma a quelle persone. Puoi immaginare il tipo di telegramma (un altro telegramma che annuncia la morte di un giovane soldato).

Sono tornato in centro, giravo per le strade con gli occhi spalancati, guardando le case i luoghi così familiari tutti pieni di gente. Ho visto finalmente Ithaca, la gente che ci vive. Ho provato compassione, ho pregato che non accadesse nulla di male. Solo allora ho smesso di piangere.

Pensavo che un ragazzo non dovrebbe piangere più, una volta cresciuto, mentre sembra quasi che sia proprio quello il momento di cominciare, perché è allora che apre gli occhi”.

Tacque. Quando riprese a parlare, la sua voce era ancora più cupa.

Si trova davanti soltanto dolore e tristezza”.

Si aspettava che sua madre dicesse qualcosa, ma lei continuava a lavorare in silenzio. “Sai dirmi perché?”, le chiese.

La signora Macauley cominciò a parlare senza voltarsi.

Lo capirai da solo. Nessuno te lo può dire. Ogni uomo lo capisce per sé stesso, ciascuno a modo suo, perché ogni uomo è il mondo”.

Perché ho pianto, perché quando ho smesso di piangere non riuscivo a parlare? Perché non trovavo nulla da dire – a nessuno? A te, o a me?

“Pietà, credo che fosse la pietà a farti piangere.

Un uomo che non prova pietà non è veramente un uomo.

Un uomo che non piange di fronte al dolore del mondo è un uomo per modo di dire. Nel mondo ci sarà sempre dolore.

Questo non significa che si debba perdere la speranza. Un uomo vero si sforzerà di eliminare il male dal mondo. Un uomo meschino non lo vedrà nemmeno, tranne che in sé stesso.

E un uomo malvagio, per sua disgrazia, porterà al mondo altro dolore, seminandolo dovunque andrà.

Ma non è colpa di nessuno, mi sa, perché nessuno ha chiesto di venire al mondo.

Un uomo non arriva dal nulla, nuovo di zecca. Ciascuno è segnato dalla sua origine e dall’esperienza.

Escludo che i malvagi agiscano di proposito. Sono stati sfortunati, ecco tutto.

Finisci la tua colazione da ragazzo sensibile che sei”.

TRATTO (CON ADATT. E RIDUZIONI) DA W. SAROYAN, LA COMMEDIA UMANA, MARCOS Y MARCOS, 1999

 

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