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La punteggiatura

Indicazioni sulla punteggiatura – segni di interpunzione per chi scrive e legge

Scrivere bene dei testi, saper leggere e parlare correttamente è fondamentale sia per il nostro presente sia per il nostro futuro.

Grazie alla punteggiatura, che è l’insieme dei segni grafici utilizzati per indicare in particolare l’intonazione e le pause, noi riusciamo a dare ritmo e intenzioni a ciò che scriviamo, leggiamo e al nostro parlato quotidiano.

In particolare, nello scrivere, grazie ai segni di punteggiatura, detti anche segni di interpunzione, riusciamo a far sì che chi legge o ascolta possa capire senza problemi né fraintendimenti il senso del discorso.

Qui di seguito puoi trovare tutti i segni di punteggiatura con le indicazioni che riguardano il loro uso corretto.

 

La virgola → ,

La virgola deriva il suo nome dal latino virgula (e cioè piccola verga, bastoncino) e indica una pausa breve nel testo o nella frase.

È il segno di interpunzione più utilizzato. Il suo scopo è separare due parole o due frasi, tra le quali c’è appunto una pausa breve.

L’utilizzo della virgola è fondamentale per segnalare quelle che sono le pause all’interno del testo. Viene utilizzata come separatore per far respirare chi legge e per dare un ritmo alla frase rendendo più efficace il testo.

Utilizzare bene la virgola è molto importante, in quanto il suo uso scorretto potrebbe mutare completamente il senso di una frase, creando problemi di comprensione. In pratica, come puoi osservare negli esempi che seguono, chi legge capirà due cose diverse:

  • “Dopo molti mesi di lavoro, a Parigi spero di trascorrere una bella vacanza”. Messa così la frase vuol dire: dopo un periodo di duro lavoro spero di trascorrere una vacanza a Parigi;
  • “Dopo molti mesi di lavoro a Parigi, spero di trascorrere una bella vacanza”. In questo caso invece significa che dopo aver lavorato a Parigi per molti mesi spero di farmi una bella vacanza.

Un altro esempio su come possa cambiare il significato di una frase con l’uso sbagliato della virgola è il seguente:

  • Andiamo a mangiare, Mario! (vuol dire che ci stiamo rivolgendo a Mario per invitarlo ad andare a mangiare);
  • Andiamo a mangiare Mario! (significa che stiamo invitando qualcuno a mangiare Mario).

 

Dove si mette la virgola

  • Quando si stila una lista o un elenco di oggetti o azioni, tra i vari elementi tranne tra gli ultimi due, dove invece va messa una “e”. Ad esempio: “Questa mattina sono andato al mercato e ho comprato pere, pesche, susine, carote, insalata e spinaci”.
  • Dopo un elemento all’inizio della frase che fa riferimento a qualcosa precedentemente detto o conosciuto. Ad esempio: “Come ti ho già detto, dobbiamo pensare al tuo avvenire”. Oppure: “Ne abbiamo già parlato, io in montagna non voglio venirci”.
  • Per mettere in evidenza o isolare una parola o un’intera frase dal resto del discorso. Ad esempio: Maria, la ragazza di Giovanni, è appena tornata da Berlino.
  • Dopo il nome del luogo nell’indicazione delle date. Ad esempio: Milano, 28 marzo 2023;
  • Prima delle congiunzioni: ma, invece, tuttavia, quindi, se, sebbene, benché, anche se, poiché. Facciamo solo un esempio: “Stamattina sono passato da te in ufficio, ma tu non c’eri”.
  • Nel periodo ipotetico per separare le due frasi. Ad esempio: Se domani vai a pescare, telefonami!
  • Dopo che utilizziamo “sì” oppure “no”. Ad esempio: “No, non sono d’accordo”. “Sì, ottima idea: andiamo al cinema!”
  • Prima o dopo un’invocazione. Ad esempio: “Non piangere, Gaetano!”. Oppure: “Michele, devi sbrigarti!”. O ancora: “Ehi, che stai facendo?”.
  • Negli incisi, cioè parole o frasi che possono essere tolte senza che il discorso perda senso. Ad esempio: Roberto, come tutti sanno, è il marito di Simonetta. In pratica se togliamo l’inciso “come tutti sanno” la frase “Roberto è il marito di Simonetta” ha comunque senso compiuto.
  • Per separare le frasi di un periodo. Ad esempio: “Possiamo incontrare l’orso anche in pianura, ma il suo ambiente preferito è il bosco.

 

Dove non si mette la virgola

  • Tra soggetto e verbo. Ad esempio sarà quindi sbagliato scrivere: “Giovanni, prepara la cena”. È giusto invece scrivere: “Giovanni prepara la cena”.
  • Tra verbo e complemento oggetto. Ad esempio, non è corretto scrivere: “Carla, suona il violino”, ma sarà giusto: “Carla suona il violino”.
  • Tra sostantivo e aggettivo. Sarà quindi sbagliato scrivere, ad esempio: “Ho mangiato degli spaghetti, al sugo di pomodoro veramente deliziosi”, ma sarà giusto scrivere la frase senza la virgola e cioè: “Ho mangiato degli spaghetti al sugo di pomodoro veramente deliziosi”

 

 

Utilizzo della virgola prima di una congiunzione “e”

Un dubbio che molti hanno è se bisogna mettere la virgola prima della congiunzione “e” oppure no.

Si scrive: “Non ho ancora preso la mia decisione definitiva e penso che per il momento vada bene così”. Oppure: “Non ho ancora preso la mia decisione definitiva, e penso che per il momento vada bene così”.

Ebbene, non c’è una vera risposta a questa domanda. Si tratta piuttosto di una scelta soggettiva dell’autore. Comunque, di solito non è indispensabile.

 

Raccomandazioni nell’utilizzo della virgola – Nota per chi scrive

Se ci accorgiamo di aver scritto una frase eccessivamente lunga, al posto della virgola, se pur adeguata, mettiamo un punto. I lettori ci ringrazieranno e il risultato sarà migliore.

 

 

Il punto fermo → .

La parola punto deriva il suo nome dal latino pŭnctum, (pungere) e indica una conclusione provvisoria del discorso.

Il punto è l’elemento centrale di tutta la punteggiatura, tant’è vero che il sostantivo “punteggiatura” deriva proprio da “punto”. Lo possiamo considerare come il più forte tra i segni di punteggiatura.

Il punto indica la fine di una frase o di un periodo, di conseguenza indica una pausa decisamente più lunga rispetto a quella di una virgola.

Il punto permette di dare respiro al lettore, è quello che conclude la frase o la battuta teatrale di una scena.

Quando vogliamo che il lettore si fermi a riflettere, scriviamo una frase breve con il punto. Ciò consente un’immagine immediata, netta e di più facile comprensione.

Il punto, grazie alla pausa lunga, chiude definitivamente un concetto. In quel momento bisogna quindi fermarsi e ripartire con un altro concetto. L’espressione “Fare il punto” sta proprio ad intendere “Capire dove siamo”.

Il punto lo puoi utilizzare nelle sigle, come ad esempio: Spett.le ditta M.I.V.A.R.

Oppure nelle abbreviazioni, ad esempio:

Oppure nelle abbreviazioni, ad esempio:

  • F.lli (= Fratelli)
  • Spett.le (= Spettabile)
  • Prof. (= Professore)
  • Dott. (= Dottore)
  • Per es.
  • Pag. / p. (= Pagina)
  • a.C. (= avanti Cristo) oppure d.C. (= dopo Cristo)

 

Regole da sapere sul punto

  • Ad eccezione dei titoli di articoli, libri, film o opere letterarie (che non vogliono il punto alla fine), ogni frase deve terminare con un punto.
  • La lunghezza di una frase, prima del punto, è sempre una scelta personale, ma è comunque consigliabile non esagerare, se si vuole evitare di stancare il lettore e creare fraintendimenti.
  • La parola che segue dopo il punto deve sempre iniziare con una lettera maiuscola.

 

 

Il punto e virgola → ;

Il punto e virgola subisce una certa ingiustizia al giorno d’oggi, perché è molto trascurato. La maggior parte di chi scrive lo sottovaluta, invece è veramente utile.

Il punto e virgola indica una pausa più lunga rispetto a quella di una virgola, ma più breve rispetto a quella di un punto. È utile quando non abbiamo bisogno di una pausa così forte come il punto, ma neanche così debole come quella che ci consente la virgola.

È una pausa che serve per tirare il fiato, per dividere meglio i concetti esposti. Si presta bene alle sfumature del discorso.

Esempio: “Al piano terra si trova il salotto, che si affaccia sul giardino; il secondo piano comprende la camere da letto”. In questo esempio la descrizione della casa è in comune sia con la prima che la seconda frase, ma le due frasi sono autonome.

Con l’inserimento di un punto e virgola si indica la fine del concetto espresso, ma non la fine dell’idea generale, cioè c’è un’interruzione nella forma, ma non nel contenuto della frase. Ad esempio: “Oggi non ho molta voglia di andare in palestra, perché mi sono svegliato piuttosto presto e non voglio affaticarmi; rimanere a casa a vedere un bel film, invece, mi rilasserebbe di più”.

Si usa in alcuni casi per sostituire la virgola o il punto fermo. Ad esempio: Mario suona la tromba; Giuliano il pianoforte; Ilaria è la cantante del gruppo.

Il punto e virgola si utilizza anche alla fine di ogni elemento di una lista, soprattutto quando la lista ne contiene molti.

La parola che segue dopo il punto e virgola deve sempre iniziare con una lettera minuscola.

 

 

I due punti → :

I due punti rappresentano una pausa breve ma importante nel discorso e hanno un significato pratico, in certi casi insostituibile. Si utilizzano:

  • Per spiegare, precisare, chiarire e dimostrare ciò che si è detto. Ad esempio: “D’inverno è necessario coprirsi bene quando si esce: prendere troppo freddo potrebbe farci ammalare”. Altro esempio: “Il vestito di Maria era molto bello: il colore viola le donava”. Oppure “Questo weekend non andrò a camminare in montagna: sono stato tutta la settimana in giro per lavoro ed è meglio che mi riposi”;
  • Per esporre una citazione, come ad esempio: – Tutti sanno che il motto dei moschettieri è: “Tutti per uno, uno per tutti!”;
  • Per indicare una conseguenza di quello che si è detto prima. Ad esempio: “Oggi ho messo in ordine il garage di casa: mio padre ne sarà contento!”;
  • Per arricchire di particolari ciò che si è detto prima. Ad esempio “Il venerdì sera la piazza si riempie di tante persone: allegre, spensierate, piena di voglia di svagarsi”;
  • Per introdurre un elenco precedentemente anticipato da una parola. Ad esempio: “Scrivi l’elenco del materiale per il corso di pittura: qualche tela, un cavalletto, i pennelli, i colori…”;
  • Per gli elenchi di oggetti, azioni e persone. Ad esempio, “Sul tavolo vedo tanti oggetti: penne, fogli, libri”. O ancora: “Le provincie della Basilicata sono: Potenza e Matera”. Oppure “Alla festa c’erano proprio tutti: Antonio, Federico, Giovanna e Marco”. In questi casi i due punti non solo sono utili se si deve elencare qualcosa, ma rappresentano anche una finestra che si apre sulla nostra esposizione. È come un modo per dire: “Guarda ora che cosa c’è, che cosa ti mostro”;
  • Per introdurre un discorso diretto tra due o più personaggi, come nei casi che seguono. – Giovanni mi guardò e disse: “Non ci credo” – In pratica i due punti precedono la battuta del personaggio.

Ciò a cui dobbiamo fare attenzione è scrivere due volte i due punti nella stessa frase. Ad esempio: “Questo è il problema: scegliere la meta del nostro viaggio: Torino o Milano”. Non si può dire che sia un errore, ma, da un punto di vista stilistico, è sconsigliabile, perché ci sono due pause esplicative nello stesso periodo. In questi casi è meglio riformulare l’intera frase semplificandola come segue: “Il problema è scegliere la meta del nostro viaggio: Torino o Milano”.

 

 

Il punto esclamativo → !

La parola exclamare in latino significa parlare ad alta voce, quasi urlare.

Il punto esclamativo si usa:

  • Alla fine di una frase enfatizzante. Ad esempio: “È stupendo!”, oppure “Che bella giornata! Possiamo uscire”, o ancora “Ah! Mi sono dimenticata di dirti che domani sarò tutto il giorno al lavoro”;
  • Per esprimere rabbia. Ad esempio: “Sei terribile! Vedi di non farlo più!”;
  • Per manifestare sorpresa. Ad esempio: “Davvero domani andiamo al cinema insieme! Ne sono proprio felice! Oppure “Che bello rivederti! È da molto tempo che non ci vediamo!”.
  • Per esprimere esasperazione. Ad esempio: “Adesso basta! Non puoi continuare così!”;
  • Per impartire ordini. Ad esempio: “Divertiti! Ma fai attenzione! E non tornare troppo tardi!”. Oppure “Vattene a casa!” Oppure “Dài, muoviti!”;
  • Tra due parentesi tonde per indicare dissenso o ironia. Ad esempio:” Appena ha visto quella macchina usata in vendita presso il concessionario, non ha capito più nulla e l’ha voluta acquistare senza neanche informarsi sulle sue condizioni di meccanica (!)”.

La parola che segue il punto esclamativo deve sempre iniziare con una lettera maiuscola. Come nel caso seguente: “Sono stufa! Facciamo una pausa?”.

 

Il punto esclamativo – Nota per chi scrive

Sebbene il punto esclamativo crei un’enfasi interessante, utile ad esprimere stati d’animo, quali ad esempio gioia o dolore, non bisogna abusarne, in quanto stanca il lettore.

 

 

Il punto interrogativo (o punto di domanda) → ?

Il punto interrogativo indica una domanda diretta. Si utilizza per porre domande o indicare perplessità.

 

Dove viene usato il punto interrogativo

  • A chiusura di una domanda. Ad esempio: “Desidera qualcosa?”. Mentre nelle domande indirette non va mai scritto, come ad esempio “Mi ha chiesto se avessi visto il suo cagnolino”.
  • Tra due parentesi tonde per indicare dubbio, incomprensione e ironia. Ad esempio: “Sono proprio curiosa di sapere che cosa ha preparato di buono il nostro grande (?) chef”.

Il punto interrogativo, se inserito tra parentesi, indica incertezza sull’informazione che stiamo dando. Ad esempio: “Marco Tullio Cicerone è nato il 3 gennaio (?) del 106 a.C.”.

La parola che segue il punto interrogativo deve sempre iniziare con una lettera maiuscola, ad esempio: “Che dici ci mangiamo un panino? Ho voglia di un bel hamburger!”. Tranne nel caso in cui viene inserito tra le parentesi (vedi es. sopra indicato).

 

 

Puntini di sospensione o sospensivi → …

I puntini di sospensione devono essere sempre e solo tre e indicano, come dice il nome stesso: sospensione, esitazione, incertezza. Producono nella narrazione una pausa piuttosto lunga (più di un punto). Come in questi esempi:

  • “Ebbene sì… te lo confesso… ho baciato tuo marito”.
  • “Volevo viaggiare, scoprire il mondo… La vita non me lo ha permesso”.
  • “Mentre saliva le scale, si fermò: uno strano rumore proveniva dal piano di sopra…”.

L’utilizzo delle maiuscole o minuscole, dopo i tre puntini di sospensione, dipende dal fatto che sia conclusa o meno una parte del discorso. Nel primo esempio è corretta la lettera minuscola; nel secondo la maiuscola.

I puntini di sospensione hanno anche altri usi:

  • Fanno capire al nostro interlocutore che abbiamo un dubbio, che non siamo convinti al 100% di quello che stiamo dicendo. Ad esempio: “Ho studiato poco: forse non dovrei andare a sostenere l’esame oggi… Hm, no, dài, ci vado!”.
  • Esprimono la continuazione di un elenco, sostituendo il classico “eccetera”. Ad esempio: “Occorrono fogli da disegno, pennarelli, matite, gomme, temperini…”
  • Vengono usati per non chiudere una frase con una parola poco simpatica o per evitarla totalmente. Ad esempio: “Ti ho visto come guardavi quella ragazza! Sei uno str…! Un vero e proprio…!”.
  • Se messi tra parentesi quadre o tonde, indicano un “taglio”, una parte mancante, o anche interi periodi, rispetto al testo originale. Ad esempio. “In quel momento apparve la volpe. […] Chi sei? – domandò il piccolo principe”. (tratto da: Il piccolo principe di Antoine de Saint Exupery, Cap. XXI);

I puntini di sospensione seguono la parola che precede senza inserire spazio alcuno, mentre dobbiamo inserire uno spazio prima di quella che segue.

 

I puntini di sospensione – Nota per chi scrive

Non usarli e non abusarne nelle narrazioni, in quanto un testo con troppi puntini di sospensione è brutto. Inoltre, soprattutto nei dialoghi, se esageri, rischi di annoiare il lettore.

 

 

Le virgolette doppie → “  ”  «  »

Le virgolette doppie si usano sempre in coppia e possono essere:

  • Alte (“ ”), dette anche inglesi.
  • Basse (« ») vengono chiamate anche “francesi” o a “caporale, sergente”.

 

Le virgolette alte

  • Si utilizzano all’inizio e alla fine di una frase riportata come discorso diretto. Ad esempio: – La preoccupazione sul volto del fidanzato fu evidente quando la sua ragazza gli disse: “Ne parliamo più tardi con calma!” -;
  • Si usano per riportare un titolo di un libro o per citare una parola o una frase. Ad esempio, Socrate diceva: “So di non sapere”;
  • Per indicare una parola o un’espressione che si desidera sottolineare o enfatizzare, come metafore, parole straniere, slang, parole gergali o espressioni dialettali. Ad esempio: Ma non sarà un po’ “too much” tutta questa roba da mangiare?;
  • Si usano per riportare espressioni tratte da altri testi o pronunciate da qualcuno; per mettere in evidenza parole, frasi; per riportare titoli di opere e nomi di locali pubblici. Come ad esempio: Oggi ho comperato “La Stampa”;
  • Per introdurre un titolo o mettere in evidenza una parola con significato particolare. Ad esempio: – L’ho letto sia su “la Repubblica”, sia su “Il Sole 24 ore”.

 

Le virgolette basse

Si utilizzano nei discorsi diretti. Ad esempio: Giulietta «O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?»

 

 

Trattini →  ̵  e Lineette →  ̶

Il trattino e la lineetta sono due segni di punteggiatura diversi. Si assomigliano, ma non sono la stessa cosa e non hanno la stessa funzione.

Il trattino è più breve della lineetta e si usa con le parole composte. In particolare, per unire due parole diverse, così da formare un unico concetto. Ad esempio:

  • italo-francese
  • percorso Roma-Milano
  • errata-còrrige
  • auto-analisi
  • guerra-lampo

I trattini, inoltre, si usano per aggiungere o mettere in evidenza alcune informazioni, praticamente come si fa con le parentesi.

La lineetta (a volte viene chiamata anche trattino lungo) serve invece a introdurre e chiudere il discorso diretto, in particolare nei dialoghi. Ad esempio: – Che ti è capitato? – domandò preoccupata la moglie al marito.

Le lineette possono anche racchiudere un inciso. Ad esempio: «Un giorno – era un sabato – accadde un miracolo».

 

Utilizzo delle lineette nei discorsi diretti

In un dialogo, all’interno di un discorso diretto, la lineetta serve ad aggiungere qualcosa in più su chi parla e come si esprime. Ad esempio: “Penso – disse il ragazzo con un sguardo intenso – che tu sia la ragazza più bella che abbia mai incontrato!”.

Nei discorsi diretti, le lineette possono sostituire le virgolette basse. I due esempi che seguono sono entrambi corretti per introdurre un discorso diretto:

  • La donna chiese: «Che succede?»
  • La donna chiese: – Che succede? –

Nei discorsi diretti, quindi, lineette o virgolette sono indifferenti. Si possono utilizzare le une e le altre. Oggi comunque sono molto più diffuse le virgolette che le lineette. Ad esempio, sui giornali, sui libri si trovano molto più spesso le virgolette.

La lineetta richiede sempre uno spazio, sia avanti che dietro.

 

 

Parentesi tonde → (  )

Le parentesi tonde si usano:

  • Per isolare una parola o un gruppo di parole all’interno di una frase, per esprimere un commento o un chiarimento. Ad esempio: Mio cugino dice che (non che io ci creda) passare sotto una scala porti sfortuna.
  • Per aggiungere frasi che potrebbero essere tranquillamente eliminate dal testo senza conseguenze per il concetto espresso. Ad esempio: Michela (con cui ho litigato tre mesi fa) mi ha cercata ieri sera.
  • Per isolare parole o frasi dal resto del discorso, in particolare quando contengono precisazioni, osservazioni, considerazioni, aggiunte e spiegazioni. Ad esempio: I savoiardi (tipici della Savoia) sono dei biscotti buonissimi, teneri e leggeri.

 

Le parentesi tonde – Nota per chi scrive

Le parentesi spezzano molto il discorso, perché sono un’apertura e una chiusura forte. Non sempre però rappresentano la scelta migliore. In certi casi, se hai necessità di inserire un inciso, chiudi quello che vuoi dire tra due virgole, oppure utilizza i trattini. Il lettore ti ringrazierà.

 

 

Parentesi quadre → [  ]

Le parentesi quadre si usano più raramente rispetto a quelle tonde.

Come abbiamo già detto nella spiegazione sui puntini di sospensione, le parentesi quadre indicano un “taglio”, una parte mancante, o anche interi periodi, rispetto all’originale nelle citazioni.

Inoltre, si utilizzano per inserire commenti o spiegazioni che non fanno parte del testo originale. Ad esempio: Jean Jacques Rousseau affermava: «Il denaro che si possiede è lo strumento della libertà: quello che s’insegue, lo è del servaggio [= della schiavitù]».

 

 

Asterisco → *

Solitamente l’asterisco indica una nota a piè di pagina. Ad esempio: Mentre si preparavano a gettare l’ancora, un piccolo cutter* si avvicinò alla nave.

* Cutter: piccolo veliero da regata.

Tre asterischi stanno al posto di un nome che non si vuole citare o che non si conosce. Ad esempio: “La signora *** è una donna tremenda”.

 

 

Barra obliqua → /

La barra obliqua indica un’alternativa o una doppia possibilità. Ad esempio: «In questa casella devi riportare il numero di telefono del cellulare e/o di casa».

 

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La punteggiatura nel parlato

La punteggiatura è un elemento fondamentale della scrittura, ma spesso viene trascurato quando si parla. Essa non è solo importante per la comprensione scritta di un testo, ma anche per la comprensione orale.

Non è infatti possibile rivolgersi a un uditorio leggendo come se si leggesse per conto proprio un romanzo o un articolo di giornale. L’ascoltatore deve comprendere e trovare piacevole ciò che gli viene detto.

La conoscenza dell’utilizzo della punteggiatura ci aiuta a indicare la pausa, l’enfasi e la relazione tra le parole in una frase.

Tuttavia, è importante utilizzare la punteggiatura in modo appropriato e non abusare di essa, per evitare di rendere il discorso confuso o difficile da seguire.

Nel parlato, tutte queste funzioni vengono spesso indicate attraverso l’utilizzo degli elementi espressivi della voce: Colore, Tono, Volume, Pause, Tempo, Ritmo e Mordente. Questi sette elementi non sempre sono sufficienti a comunicare il significato di una frase; pertanto, la punteggiatura ci aiuta a chiarire meglio il significato.

 

Per avere maggiori informazioni, su questo tipo di argomenti, leggi anche gli altri articoli che sono, su questo blog, all’interno della categoria Comunicazione Efficace.

 


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