Scioglilingua
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Scioglilingua

Gli scioglilingua. Se non vai veloce non ce la puoi fare

Gli scioglilingua sono un esercizio molto divertente, ma anche utile per migliorare la pronuncia: infatti, attraverso la ripetizione di parole e frasi complesse, ti possono aiutare a incrementare la velocità e la fluidità del linguaggio, facilitando così la comunicazione in modo efficace.

Allenarsi con gli scioglilingua può essere utile sia nella vita quotidiana, sia in situazioni formali, come ad esempio un discorso o una presentazione.

Gli scioglilingua sono anche un ottimo modo per migliorare la memoria, in quanto richiedono un alto livello di concentrazione.

Ti suggerisco di cominciare a leggerli a voce alta, senza gridare e a un volume costante. Articola bene le parole e poi prova ad aumentare la velocità e a leggere ogni singolo scioglilingua almeno tre volte di seguito. Una decina di minuti al giorno porta in genere buoni risultati già in poche settimane.

Ti riporto qui di seguito gli scioglilingua più conosciuti. Alcuni possono sembrarti addirittura facili, ma diventano impossibili quando li ripeterai velocemente più volte. Provare per credere.

 

Tigre intriga tigre.

Tre tigri contro tre tigri.

Due tazze strette in due strette tazze.

Supercalifragilistichespiralidoso.

Caro conte chi ti canta tanto canta che t’incanta.

Trentatré trote tritate trascinano le trippe trottando.

Sopra quattro rossi sassi quattro grossi gatti rossi.

Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa, Pisa pesa e pesta il pepe al Papa.

Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.

Stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti.

Trentatré trentini entrarono in Trento, tutti e trentatré trotterellando.

Treno troppo stretto e troppo stracco stracca troppi storpi e stroppia troppo.

Se il coniglio gli agli ti piglia, togligli gli agli e tagliagli gli artigli.

Sedendo carponi cogliendo foglioni, foglioni cogliendo carponi sedendo.

La ruota rotonda ruotava rovente, restando rasente la rete.

Un gioioso raggio di sole, a maggio, incoraggia pure un grigio gatto randagio.

Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli scagliandola oltre gli scogli tra mille gorgogli.

La biscia striscia sull’asse liscia, poscia alza la coscia e piscia.

Con la tazza un mezzo pazzo vuota il pozzo del palazzo.

Tito, tu m’hai ritinto il tetto, ma non t’intendi tanto di tetti ritinti.

Oh che orrore, oh che orrore, ho visto un ramarro verde su un muro marrone.

Una platessa lessa lesse la esse di Lassie su un calesse fesso.

Li vuoi quei kiwi? E se non vuoi quei kiwi che kiwi vuoi?

Pure Pelè partì per il Perù però perì per il purè.

Nell’anfratto della grotta trentatré gretti gatti si grattano

Tu cogli germogli tra gli scogli? Non credo, mi imbrogli.

Verso maggio con un paggio vo in viaggio. Non vaneggio, né motteggio; forse è peggio!

Sette scettici sceicchi sciocchi con la sciatica a Shanghai.

Due dadi Dado ha avuto in dono, ma Ida e Ada gelose sono.

C’è il questore a quest’ora in questura? Il questore a quest’ora in questura non c’è.

A che serve che la serva si conservi la conserva se la serva quando serve non si serve di conserva?

Figlia, sfoglia la foglia sfoglia la foglia, figlia.

Nel muro c’è un buco e un bruco nel buco scaccia il bruco e tura il buco.

Accetta l’accetta. Lascia l’ascia. Trascura la scure.

Sette zucche secche e storte stanno strette dentro al sacco.

Sa che sa, se sa, chi sa; che se sa, non sa, se sa: chi sol sa che nulla sa ne sa più di chi ne sa.

Sereno è, sereno sarà; se non è sereno, si rasserenerà.

Una rara rana nera sulla rena errò una sera, una rara rana bianca sulla rena errò un po’ stanca.

Dietro il palazzo c’è un povero cane pazzo, date un pezzo di pane al povero pazzo cane.

O postino che porti la posta, dimmi postino che posta portasti.

Sul tagliere l’aglio taglia, non tagliare la tovaglia; la tovaglia non è aglio, se la tagli fai uno sbaglio.

Quanti rami di rovere roderebbe un roditore se un roditore potesse rodere rami di rovere?

Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente.

Andavo a Lione cogliendo cotone, tornavo correndo cotone cogliendo.

Chi ama chiama chi ama, chiamami tu che chi ami chiami. Chi amo chiamerò se tu non chiami.

Ciò che è, è; ciò che non è, non è; ciò che è, non è ciò che non è; ciò che non è, non è ciò che è.

Porta aperta per chi porta, per chi non porta parta pur, che non importa aprir la porta.

Sa chi sa se sa chi sa, che se sa non sa se sa, sol chi sa che nulla sa, ne sa più di chi ne sa.

Sessantasei assassini andarono ad Assisi tutti e sessantasei assassinandosi.

L’amata Mita a metà ammattita mise metà matita e la matita in tasca.

Eva dava l’uva ad Ava, Ava dava l’uova ad Eva, ora Eva è priva d’uva, mentre Ava è priva d’uova.

Il pretore e il primo prelato preparan presto un panpepato per prendere un premio.

Tre trentenni trend, tre trepidanti tresche, tre tremendi tremacuori, senza tregua, né tremori.

C’era una cinciribiricoccola che cinciribiricoccolava.

Dalla doccia una chiocciola sgocciola come una gocciola.

È passato lo stracciatoppe e non m’ha stracciatoppato. Quando ripasserà mi stracciatopperà.

In una conca nuotano a rilento tre trote, cinque triglie e tinche cento.

Chi porta in porto le porte, parta dai porti e porti in porto le porte aperte.

Tre fiaschi stretti stan dentro tre stretti fiaschi, ed ogni fiasco stretto sta dentro lo stretto fiasco.

Se sei gnomi magnano sei gnocchi con gli occhi, con gli occhi quanti gnocchi magna ogni gnomo?

Scopo la casa, la scopa si sciupa; ma, se non scopo sciupando la scopa, la mia casetta con cosa la scopo?

Regna il ragno dentro il buco. Nella mela regna il bruco. Nella mela il bruco regna. Dentro il buco il ragno regna.

Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo

Un empio imperator di un ampio impero scoppiar fece una guerra per un pero; credeva conquistare il mondo intero l’imperator, ma perse l’ampio impero.

Sotto un cespo di rose scarlatte offre il rospo tè caldo con latte. Sotto un cespo di rose paonazze tocca al rospo sciacquare le tazze.

Il cuoco cuoce in cucina e dice che la cuoca giace e tace perché sua cugina non dica che le piace cuocere in cucina col cuoco.

Nel giardin di don Andrea don Anton cogliea coton, nel giardin di don Anton don Andrea coton cogliea.

Tre vecchiette stanche su tre panchine bianche. Tre tacchini neri con tre becchi fieri. Tre pesche per tre bambini. Tre lische per tre gattini.

Se ti specchi allo specchio e lo specchio si spacca, che spacchio ti specchi a fare nello specchio spaccato?

Non pensare come pensi che pensi uno che non pensa; meglio pensare come pensi che pensi uno che pensa.

Prendi questa barca e impegolamela e quando l’avrai impegolata disimpegolamela senza impegolarmi.

Lische losche tra le frasche e schedari nelle tasche qualche scheletro di mosca nella schiuma del lambrusco scappa scappa bosco fresco.

Ci avevo una botte: la portai al battifondator di botti: il battifondator di botti non c’era; la battifondai meglio di un battifondator di botti.

Al pozzo dei pazzi una pazza lavava le pezze. Andò un pazzo e buttò la pazza con tutte le pezze nel pozzo dei pazzi.

Buona sera, buona sera. Ha il Corriere della Sera di ieri sera? No, non ho il Corriere della Sera di ieri sera, ma ho il Corriere della Sera di stasera!

La marmotta, quando annotta, nella grotta già borbotta, che la pappa non è cotta! Quando è cotta riborbotta, perché scotta!

Chi tocca di zucca la zucca di Checca fa zucca barucca e la zucca si ammacca. Che pacca che schiocca!

O schiavo con lo schiaccianoci, che cosa schiacci? Schiaccio sei noci del vecchio noce con lo schiaccianoci.

Per Robespierre, instauratore del terrore era un terribile errore irrorare col verderame un raro ramarro marrone.

Mi attacchi i tacchi tu che attacchi i tacchi? Io attaccarti i tacchi a te? Attaccati te i tuoi tacchi tu che attacchi i tacchi.

(Per chi conosce il lombardo) Ti che te tacchet i tacc’, tacchem i tacc’! Chi?! Mi, taccat’ i tacc’ a ti, che te tacchet i tacc’. taccheti ti i tó tacc’, ti che te tacchet i tacc’.

Quando il coniglio senza consiglio con la coniglia fece famiglia gli nacque un figlio e poi una figlia, poi un altro figlio e un’altra figlia. Ora coniglio senza consiglio ha una famiglia lunga tre miglia.

Se l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l’Arcivescovo di Costantinopoli?

Verso maggio con un paggio vo in viaggio. Non vaneggio, né motteggio; forse è peggio! Se mi seggo, più non reggo: mangio o leggo. Se non fuggo qui mi struggo, ma se fuggo vado al poggio e un alloggio là mi foggio, sotto un faggio, con coraggio.

Il mondo è fatto a scale: chi le scende e chi le sale. Chi le scende troppo in fretta gli si sciupa la scarpetta. Se la scarpa ha il laccio sciolto, collo scialle scalda molto. Lo scialle non è sciarpa, la sciarpa non è scarpa, il furbo non è sciocco, tira il laccio è sciolto il fiocco.

Nel castello di Mister Pazzin dei Pazzi, c’era una pazza che lavava una pezza di pizzo nel pozzo. Mister Pazzin dei Pazzi diede una pizza alla pazza che lavava la pezza di pizzo nel pozzo. La pazza rifiutò la pizza, così Mister Pazzin dei Pazzi buttò la pazza, la pizza e la pezza nel pozzo del castello di Mister Pazzin dei Pazzi.

Oca gatto letto. (Ripetila per cinque volte velocemente, ti divertirai)

 

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