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Azrael – racconto arabo

Un racconto arabo che ci aiuta a comprendere quanto la vita sia preziosa

Un uomo avido lavorò molti anni e faticando duramente giorno e notte ammassò cinquecentomila dinari. Il valore delle sue proprietà superava i centomila dinari ed egli possedeva una somma equivalente in monete, che aveva sotterrato in giardino.

Un mattino considerò la sua fortuna e decise di smettere di lavorare. Si disse: “Mi riposerò e mi godrò quello che possiedo. Se spenderò tutti i miei averi per mangiare e per vestirmi, potrò sempre riprendere una delle mie vecchie attività”.

Aveva appena cominciato a riposarsi e a godersi dei piaceri della vita, quando gli apparve Azrael, l’angelo della morte, che era venuto a prenderlo. «Ho trascorso gran parte della mia vita a faticare e a lavorare» si lamentò l’uomo. «Ora vorrei riposare. È forse giusto che io muoia senza aver goduto del frutto del mio lavoro?».

Azrael non prestò alcuna attenzione alle parole e si preparò a portarlo via.

«Poiché le cose stanno così» riprese l’uomo, «ti darò duecentomila dinari se mi concedi ancora tre giorni, Sii indulgente, dopo potrai fare di me ciò che vorrai».

Ma l’angelo della morte, rimase sordo alla proposta dell’uomo, e stava per soffiare sulla candela della vita, quando l’uomo disse: «Aspetta! Concedimi solo due giorni, e ti darò quattrocentomila dinari».

Azrael non gli concesse nemmeno questa dilazione e allora l’uomo gli propose cinquecentomila dinari in cambio di un solo giorno. L’angelo della morte non cedette e il pover’uomo si rese conto di non aver più scelta.

«Allora», disse disperato, «Concedimi almeno di scrivere ai miei figli».

Azrael acconsentì. E l’uomo scrisse con lacrime di sangue: “Figli miei, ero pronto a regalare cinquecentomila dinari ad Azrael per qualche ora di vita in più, ma la mia offerta non è servita a niente. La vita è preziosa. Ricordatevi di apprezzarla, nel suo giusto valore e non sciupatela accumulando inutili ricchezze che non vi potrete godere”.

A questo punto l’angelo della morte, che incominciava a spazientirsi, lo interruppe e lo portò via con sé.

 

Tratto (con adattamenti) da Jean Muzi, Storie del mondo arabo. I delfini Fabbri Editori

 


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