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Minosse e il Minotauro – Mito greco

La leggenda di Teseo e del famoso filo di Arianna

I miti sono racconti fantastici che contengono tuttavia un fondo di verità.

Lo storico greco Tucidide (V secolo a.C.) ci parla di un mitico re Minosse, che fu il primo a dominare con la sua flotta il mare della Grecia. La civiltà minoica prende appunto il nome dal mitico re Minosse che era il re di Creta.

Alcune leggende dipingono il re Minosse come un uomo duro e empio (cioè privo di rispetto) verso gli dei. Proprio per la sua empietà il dio del mare Poseidone lo punì.

La leggenda dice che il re un giorno promise a Poseidone il Dio del mare di sacrificargli il più bel toro dell’isola.

Poseidone per metterlo alla prova, gliene invio uno che era bellissimo, tutto bianco. Ma Minosse se ne guardò bene di sacrificare un toro così bello (lo voleva utilizzare per farlo accoppiare alle sue mandrie) e ne uccise in sacrificio un altro.

Poseidone per vendicarsi, fece innamorare Pasifae la moglie di Minosse, proprio di quel toro.

Al fine di soddisfare questo amore apparentemente impossibile (si sa che i tori si accoppiano solo con le vacche) Pasifae si fece costruire una statua di legno cava all’interno, proprio a forma di vacca, coperta di pelo e ci si infilò dentro.

Dal rapporto sessuale tra Pasifae e il toro nacque il Minotauro un orribile bestia che aveva il corpo d’uomo ricoperto da una pelliccia bovina, al posto dei piedi degli zoccoli e la testa di toro.

Minosse sebbene molto arrabbiato con la moglie per questo tradimento, capì che dietro questa insana passione carnale vi era il dio Poseidone che voleva punirlo e per tenere nascosto e isolato il mostro si fece costruire dall’architetto Dedalo un labirinto, un edificio sotterraneo costituito da un intricato percorso fatto di corridoi, cunicoli e stanze, dove una volta entrati era impossibile orientarsi e trovare l’uscita.

Inoltre, poiché il Minotauro mangiava solo di carne umana, il re Minosse per farlo nutrire impose che la città di Atene, sconfitta in battaglia dai cretesi, come segno di sottomissione, versasse un tributo, ogni nove anni, di sette ragazzi e sette fanciulle vergini.

Il sacrificio fu ripetuto per due volte, alla terza Teseo, figlio di Egeo, re di Atene, che crescendo si era nel frattempo distinto in diverse imprese, risoluto a uccidere il Minotauro, così da fermare questo orribile sacrificio, decise di presentarsi come ostaggio.

Arianna, figlia del re Minosse, e sorellastra del Minotauro, appena vide l’eroe greco Teseo se ne innamorò perdutamente.

Al fine di aiutarlo, gli consegno di nascosto una spada cosparsa di un potente veleno (sarebbe così bastato un semplice taglietto per uccidere il Minotauro) e un gomitolo di filo di cui lei ne tenne fermo un capo all’entrata dell’edificio, e Teseo legò l’altra estremità del filo ai fianchi. Il filo era fatto di un materiale particolare che non si sarebbe aggrovigliato mentre Teseo si muoveva all’interno del labirinto.

Infatti dopo aver ucciso il Minotauro, Teseo riuscì a uscire, senza problemi, seguendo a ritroso il filo.

Teseo felice per il successo dell’impresa ottenuto grazie all’aiuto di Arianna, prese con sé la giovane, con la promessa di portala in Grecia e sposarla, ma poi durante il viaggio di rientro, ci ripensò e durante una sosta sull’isola greca di Nasso, l’abbandonò sull’isola.

Leggi, a tal proposito, l’articolo: Piantare in asso – significato

Il Mito racconta anche che Teseo comunque verrà punito per questo gesto.

Suo padre il re di Atene Egeo si era infatti raccomandato con Teseo che se fosse tornato vincitore avrebbe dovuto issare sulla barca delle vele bianche.

Senonché Teseo si scordò di cambiare le vele e lascio le vele nere

Il re Egeo che stava da giorni in trepidante attesa sull’alto di una rupe, quando vide la nave con le vele nere, preso dallo sconforto si gettò a mare.

Ed è per questa ragione che da quel giorno il mare della Grecia si chiama mare Egeo.

 

Come è nato Minosse

Negli antichi miti greci su Creta si intrecciano fantasia ed echi di fatti storici remoti.

Anzitutto il mito racconta che Zeus, re degli dei, si innamorò di una principessa fenicia di nome Europa.

Trasformatosi in Toro (il toro è un animale sacro in molte civiltà antiche), egli la rapì, trasportandola a nuoto fino a Creta: dalla loro unione nacquero tre figli, tra i quali Minosse, destinato a diventare il re dell’isola.

Per gli storici, questo racconto richiama lo storico legame dei Cretesi con i marinai fenici, approdati sull’isola in tempi molto antichi.

 

La tauromachia (il rito e il gioco del salto del toro)

Nei miti cretesi compare spesso la figura del toro. Anche a Creta, come presso molti altri popoli antichi (ad esempio gli Egizi), questo animale era infatti ritenuto sacro, simbolo di forza e della potenza vitale della natura.

Il toro è raffigurato talvolta in affreschi, specialmente in giochi chiamati, con il termine greco, “Tauromachie” o “Taurocatapsia” (cioè le gare tra l’uomo e il toro): in essi gli atleti (sia uomini che donne) si misuravano in gare di coraggio e abilità che avevano anche un profondo valore rituale e religioso.

I ragazzi e le ragazze Cretesi che si cimentavano in questo genere di esercizi venivano accuratamente preparati e allenati. In effetti, il salto del toro che veniva loro richiesto era difficile e pericoloso. Essi dovevano afferrare per le corna il toro che avanzava a testa bassa verso di loro; nel momento in cui quello sollevava il capo per liberarsi, gli atleti venivano scaraventati in alto; a quel punto era necessario lasciare la presa e, lanciandosi all’indietro, ricadere in piedi dietro l’animale.

 

 


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