Attore_e_Personaggio
in ,

Attore e Personaggio

Dove finisce l’uno e comincia l’altro

L’attore nello spettacolo teatrale è colui che interpreta una parte; dal latino actor = colui che agisce. A tutti gli affetti è l’attore a rendere vivo sul palcoscenico il testo teatrale.

Per quanto l’allestimento di uno spettacolo comprenda molteplici elementi, sono gli attori a stabilire il contatto più forte con il pubblico.

 

Il ruolo dell’attore nel corso del tempo

La figura dell’attore ha conosciuto una singolare evoluzione: per molto tempo solo gli uomini potevano calcare le scene, perché esibirsi agli occhi del pubblico era considerato disdicevole per le donne.

Nell’antica Grecia la professione dell’attore era rispettata. Nell’antica Roma, poiché i gusti del pubblico erano più orientati verso la commedia divertente e smaliziata, gli attori vennero nuovamente mal considerati.

Nel medioevo, con il declino del Teatro, questo mestiere scomparve quasi completamente: facevano eccezione i giullari, sui quali gravava una pesante riprovazione sociale. Tale riprovazione nasceva dalla condanna cristiana delle forme, dei temi e dei contenuti del Teatro Antico; si aggiunga che, per la capacità di fingere emozioni e sentimenti, gli attori erano ritenuti truffatori e ladri.

Con il ritrovato interesse verso il Teatro in età rinascimentale furono gli attori stessi, attraverso la Commedia dell’Arte, a rivendicare dignità professionale.

Fu solo a partire dalla fine del Settecento, però, che la professione attoriale venne definitivamente liberata dagli antichi pregiudizi e riconosciuta come professione anche in ambito economico e sociale.

 

Attore e personaggio – differenze

L’attore deve sviluppare una comprensione profonda dei personaggi che interpreta, studiandone le caratteristiche, la psicologia, le relazioni con gli altri personaggi, rispettando ad ogni modo le indicazioni della regia. A sua volta il regista, rispettando il testo, saprà dare le indicazioni corrette per la giusta comprensione del personaggio.

È ovvio che alla base di una interpretazione che si rispetti deve esserci una buona conoscenza delle tecniche di respirazione, dizione, articolazione, tempo, ritmo, intonazione e pause… in definitiva: “la recitazione”.

Una buona dizione e una buona capacità vocale sono indispensabili, poiché anche le persone del pubblico sedute nelle ultime file devono poter sentire chiaramente le battute.

Al contempo, al fine di evitare “la figura del baccalà”, occorrono una buona padronanza del corpo, capacità espressiva, adeguata gestualità.

Un altro aspetto importante è l’abilità di lavorare in gruppo, in modo da creare un ambiente costruttivo e piacevole; ciò richiede capacità di ascolto e di interazione, buona conoscenza della dinamica della scena e della gestione degli spazi.

L’attore deve anche essere in grado di adattarsi alle diverse situazioni che possono presentarsi nel corso dello spettacolo, come ad esempio un improvviso vuoto di scena (una battuta dimenticata) o una battuta sbagliata. Occorre grande attenzione, flessibilità e capacità di intervenire per rimediare all’errore e poter proseguire.

 

La presenza scenica

La presenza scenica è un aspetto fondamentale dell’interpretazione teatrale e si riferisce alla capacità di occupare lo spazio scenico e catturare l’attenzione del pubblico attraverso l’espressività e l’energia.

A tal fine l’attore deve avere una buona conoscenza del proprio corpo ed essere in grado di utilizzare gesti, posture e movimenti in modo efficace.

Un altro aspetto importante è la capacità di concentrarsi sul personaggio e sul contesto, lasciando da parte eventuali distrazioni esterne. Questo richiede una grande disciplina.

In sintesi, l’attore deve:

  • essere in grado di stabilire un rapporto empatico con il personaggio che interpreta, in modo da poter trasmettere al pubblico le sue emozioni;
  • usare la voce in modo corretto attraverso una buona dizione, articolazione e interpretazione;
  • utilizzare il proprio corpo con una gestualità che accompagni le parole, per esempio enfatizzandole o conferendo loro significati simbolici, a seconda delle necessità;
  • collaborare in armonia con gli altri attori e tutte le persone impegnate nella realizzazione dello spettacolo.

 

La Controscena – Esprimersi con il volto e con il corpo

L’attore che, per brevi o anche lunghi momenti è in scena ma non ha battute, non necessariamente deve stare fermo (la famosa figura del baccalà), perché, così facendo, dimostra di non partecipare alla scena che si sta svolgendo. Quindi, senza prevaricare i compagni di lavoro, parteciperà con espressioni del volto e del corpo alla situazione.

Come?

Esprimendo con il volto una gamma di sentimenti e stati d’animo, comunicando in tal modo, senza usare la parola, ciò che sente dentro di sé ed eventuali considerazioni, positive o negative, riguardo a ciò che avviene. A tal fine occorre potenziare l’espressività del viso: allegria, lieta sorpresa, tristezza, grande dolore, sonnolenza, calma, sazietà, paura, cattivo umore, delusione, incertezza, noia, disgusto.

Non era così nel teatro dell’antica Grecia, in quanto gli attori indossavano una maschera.

Le maschere, in assenza di microfoni, avevano anche lo scopo di potenziare la voce, amplificandola. Ogni maschera aveva un’espressione molto marcata: seria, triste, disperata nelle tragedie, ridente nelle commedie.

Il corpo, a sua volta, esprime, oltre alle condizioni fisiche evidenti, anche le condizioni interiori del personaggio: così come per il viso, anche il corpo esprime di volta in volta differenti sentimenti.

Nello spettacolo dal vivo, come oggi si suol dire, non c’è possibilità di ripetere una scena venuta male; l’attore dunque deve essere calmo e molto concentrato.

In particolare deve essere in grado di controllare:

  • La respirazione
  • La voce
  • La mimica facciale
  • I gesti

 

Per una rappresentazione efficace è necessario:

  • Partecipare alle prove dello spettacolo. – Queste comprendono generalmente: una prima riunione di Compagnia, nella quale il regista distribuisce i ruoli (se non sono già stati assegnati precedentemente) e viene letto il copione. A seguire: prove di lettura a tavolino, prove in piedi, prove con costumi, musica, luci, prove generali.
  • Memorizzare le battute. – Lo studio mnemonico avviene al di fuori delle prove, come fosse un compito a casa. I tempi per memorizzare le battute non sono uguali per tutti; gli attori che hanno maggiore facilità non devono sentirsi per questo “i primi della classe”, bensì devono rispettare il lavoro di insieme, poiché lo scopo ultimo delle prove è la buona riuscita dello spettacolo.
  • Rimediare a eventuali vuoti di scena o di memoria. – Può accadere di essere traditi dalla memoria, magari per l’emozione, oppure può capitare di non essere in piena forma il giorno dello spettacolo. Se un collega dimentica una battuta, bisogna essere pronti a rimediare, evitando un penoso silenzio. Occorre inoltre avere ben chiari i concetti che il personaggio deve comunicare: se si dimentica qualche parola, la si può inventare, l’importante è che resti invariato il senso della battuta.

Infine, laddove non sia previsto trucco e parrucco da parte della produzione, l’attore deve avere una buona conoscenza delle relative basi tecniche per poter procedere da sé stesso, in modo da rendere credibile l’immagine visiva del personaggio che interpreta.

Concludendo:

La creazione di un personaggio e la sua interpretazione sono processi complessi e richiedono talento, dedizione e una profonda comprensione dell’arte teatrale.

L’attore deve essere in grado di connettersi emotivamente con il personaggio che interpreta, di comprenderne i sentimenti e le emozioni, dimenticare la propria identità e immedesimarsi completamente, diventare il personaggio stesso per restituirlo al pubblico nel migliore dei modi. Ciò richiede una profonda empatia e abilità nell’entrare nella psicologia del personaggio.

È molto importante che l’attore sia disposto a collaborare strettamente con il regista, il quale lo guida nella creazione e nell’interpretazione del personaggio.

 

Se ti piace saperne di più sul teatro, leggi anche gli altri articoli che sono, su questo blog, all’interno della categoria: Teatro

 

Unità-aristoteliche

Unità aristoteliche

La magia dell’ascolto e della comprensione