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Aulularia – La commedia della pentola – Prologo

Il prologo del genio della casa (il Lare domestico) nella commedia: Aulularia di Tito Maccio Plauto

Nella Commedia della pentola (Aulularia) di Tito Maccio Plauto, il vecchio avaro Euclione ha trovato una pentola piena d’oro ed è ossessionato che qualcuno gliela voglia rubare. La sua fissazione è tale che il vecchio la custodisce gelosamente, senza più pensare ad altro.

 

Prologo dell’Aulularia (La commedia della pentola)

GENIO (il Lare domestico) – (Uscendo dalla casa, quindi entrando in scena) – Non state a domandarvi chi sono: ve lo dirò in due parole. Sono il Genio familiare della casa, da cui mi avete visto uscire, casa che abito e proteggo ormai da molti anni, dai tempi del padre e del nonno del padrone attuale.

Ebbene, ora dovete sapere che suo nonno, un giorno, con tante preghiere e in gran segreto, mi affidò di nascosto da tutti un tesoro: egli fece una buca al centro del focolare, lo seppellì lì e mi supplicò di proteggerlo.

E lui, poi, quando stava per morire, avaraccio com’era, non volle confidare la faccenda nemmeno a suo figlio, e preferì lasciarlo in povertà piuttosto che informarlo dell’esistenza del tesoro. Gli lasciò soltanto un po’ di terra sulla quale lavorare duramente per cavarne un tozzo di pane.

Morto poi il vecchio che mi aveva affidato l’oro, io mi diedi ad osservare se il figlio mostrasse per me maggior devozione rispetto a suo padre. Ma lui, lui si curava sempre meno di me e mi onorava meno che mai. E allora io lo ripagai con la stessa moneta, sinché tirò le cuoia. Lasciò peraltro un figlio, quello che ora abita la casa, un tipo di spilorcio tal quale suo padre e suo nonno. Ha una figlia, una sola, la quale, tutti i giorni dell’anno, mi prega sacrificando incenso, o vino, o altro, e offrendomi ghirlande.

È merito suo se ho consentito a suo padre, Euclione, di scoprire il tesoro, al fine che possa trovarle, se crede, più facilmente uno sposo. Sì, perché un giovanotto, intanto, uno di nobile famiglia, ha trovato il modo di sedurla. Lo sa, il giovanotto, chi sia la ragazza che ha sedotto, ma lei ignora chi sia lui. Suo padre, poi, non sa nulla di nulla.

Cosa farò io oggi? Farò sì che un vecchio, e cioè il vicino di casa, la domandi in sposa. E farò così proprio perché arrivi a chiederla come moglie il giovanotto che l’ha sverginata. Già: il vecchio che la chiederà in moglie è lo zio di quel giovanotto che se l’è posseduta una notte, durante la veglia di Cerere.

Ma sentilo, il vecchiardo Euclione, come strilla là dentro, al suo solito modo. Vuol sbattere fuori la vecchia schiava perché non abbia a fiutar qualcosa. Ho idea che voglia contemplarselo, il suo oro, nel timore che qualcuno glielo voglia rubare. (Si ritira in casa).

 

TRATTO (CON ADATT. E RIDUZ.) DA AULULARIA, DI TITO MACCIO PLAUTO, GARZANTI, 2017

 

Per sapere di più su come procede la storia, leggi anche: Aulularia – La commedia della pentola, Atto IV, Scena Nona e Decima

 

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