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Sei personaggi in cerca d’autore – Pirandello

Nel Teatro, il confine tra realtà e finzione non è sempre evidente

“Sei personaggi in cerca d’autore” è una delle opere teatrali più significative e innovative di Luigi Pirandello (1867-1936).

Presentata al pubblico nel maggio del 1921, è diventata famosa, a livello mondiale, per la sua esplorazione dei confini tra realtà e finzione.

La trama ruota attorno a sei personaggi, senza nome, immaginati da uno scrittore che a un certo punto, deliberatamente o forse per negligenza, li ha abbandonati.

 

Trama dei “Sei personaggi in cerca d’autore”

In un teatro, una compagnia di attori sta provando sotto la direzione di un Capocomico, la commedia Il giuoco delle parti, un dramma scritto nel 1918 dallo stesso Pirandello, all’epoca già autore famoso.

La prova viene però interrotta dall’arrivo di “Sei Personaggi” (senza nome), che, annunciati dall’uscere, si presentano al Capocomico, dicendo di cercare qualcuno che voglia mettere in scena la loro storia: un dramma familiare che il loro autore non ha voluto fissare in un copione.

La richiesta getta sconcerto fra i presenti.

Agli occhi del Capocomico e degli attori la proposta dei Sei personaggi appare folle.

Gli attori e il capocomico dapprima ridono dei sei personaggi, ma poi accettano di recitare il loro dramma.

Ma ai sei personaggi gli attori sembrano falsi, e per questo alla fine rifiuteranno ne rifiuteranno la mediazione e, per fare in modo che il loro destino si compia, capiscono che dovranno essere essi stessi, sul palcoscenico, a recitare il proprio dramma fino al tragico epilogo: il suicidio del Giovinetto e la morte della Bambina.

 

I sei personaggi principali dell’opera

  1. Il Padre – È il personaggio principale, un uomo anziano e autoritario, coinvolto in un dramma familiare.
  2. La Madre – La moglie del Padre, una donna che soffre a causa delle vicissitudini familiari.
  3. Il Figlio Maggiore – Un giovane ribelle coinvolto in una relazione complicata.
  4. La Figlia Maggiore – Una giovane donna che cerca disperatamente l’amore e l’attenzione del Padre.
  5. Il Figlio Minore – Un giovane ragazzo con problemi emotivi dovuti alla situazione familiare.
  6. La Figlia Minore – La più giovane dei sei personaggi, che è molto influenzata dal comportamento dei suoi genitori e fratelli.

Il Padre, dopo aver avuto un Figlio, lascia che la Madre se ne vada con l’amante. La nuova coppia mette al mondo tre figli: la Figliastra, il Giovinetto, la Bambina.

Morto l’amante della Madre, la Figliastra è costretta a lavorare in una casa d’appuntamenti e qui incontra il Padre che (non riconoscendo la Figliastra) sta per unirsi a lei. La Madre interviene e impedisce che si consumi l’incesto.

La storia si conclude in un intreccio di rancori e odio.

Alla fine, la Bambina muore affogando in una vasca del giardino del Padre e il Giovinetto si suicida.

 

Pirandello – un modo nuovo di fare teatro

Con “Sei personaggi in cerca d’autore” Pirandello rielabora in modo del tutto originale il linguaggio drammaturgico.

Ancora oggi questa commedia è considerata un’opera drammatica altamente simbolica e complessa che rompe le convenzioni teatrali tradizionali, nonché una delle opere più studiate e rappresentate nel teatro contemporaneo. Grazie anche a questa commedia, il suo lavoro ha influenzato il teatro dell’assurdo e il teatro sperimentale del XX secolo.

Tutta la commedia ruota attorno al conflitto tra la realtà e la finzione. I sei personaggi irrompono in un teatro in cerca di un autore per far rivivere la loro storia.

L’esistenza dei sei personaggi sfida le leggi della logica. Infatti, come spiega il Padre (uno dei sei personaggi), all’interno del testo teatrale, essi sono creature immaginarie, frutto cioè della fantasia di un autore, eppure vive, tanto che agli occhi degli attori i sei personaggi appaiono come persone in carne e ossa. Tuttavia, per potersi esprimere pienamente, hanno bisogno che altri mettano in scena la loro storia.

Per Pirandello la follia è nella vita stessa, dal momento che esistono situazioni reali più assurde di quelle inventate, e il teatro è la forma d’arte più efficace per svelare finzioni, ipocrisie e assurdità della realtà.

A tal fine, ricorre a due espedienti drammaturgici di forte impatto scenico: il teatro nel teatro e l’abbattimento della quarta parete.

 

Il teatro nel teatro – Metateatro

Il teatro nel teatro, o metateatro, consiste nella rappresentazione di una finzione teatrale (la compagnia di Attori alle prese con le prove di uno spettacolo) all’interno di un’altra finzione teatrale (il dramma dei Sei personaggi in cerca d’autore), con un effetto di “scatole cinesi”, al fine di rivelare la natura illusoria e fittizia della rappresentazione teatrale.

 

Oltre la quarta parete

Il secondo artificio di cui si serve Pirandello in questo dramma è l’abbattimento della quarta parete (che divide idealmente il pubblico dagli attori) che tradizionalmente segna il limite invalicabile tra lo spazio della realtà in cui siedono gli spettatori e lo spazio della finzione del palcoscenico.

 

Le didascalie nelle commedie di Pirandello

Luigi Pirandello è noto per le ampie e dettagliate didascalie che inserisce nei suoi testi teatrali e che costituiscono vere e proprie indicazioni di regia. Qui di seguito ne troverai un esempio tratto dall’Atto Primo, che possiamo considerare il più significativo, poiché riguarda il momento esatto in cui i sei personaggi appaiono.

Per tua informazione, sappi che nella prima versione della commedia era indicato che i “Sei personaggi” comparissero in scena da una porticina del palcoscenico. Nel 1925, ripubblicando la commedia, Pirandello corresse la didascalia e dispose che comparissero dalla sala.

 

Inizio dell’Atto Primo di “Sei personaggi in cerca d’autore”

Il brano che segue è tratto (con adattamenti e riduzioni) dall’inizio del primo atto, nel quale gli attori della Compagnia stanno mettendo in scena il testo teatrale: Il giuoco delle parti, quando improvvisamente si presentano in scena i Sei personaggi.

Un’ampia didascalia precede l’inizio dell’azione.

Di giorno, su un palcoscenico di teatro di prosa.

N.B. La commedia non ha atti né scene. La rappresentazione sarà interrotta una prima volta, senza che il sipario s’abbassi, allorché il Capocomico e il Capo dei sei personaggi si ritireranno per concertar lo scenario e gli attori sgombreranno il palcoscenico; una seconda volta, allorché per isbaglio il Macchinista butterà giù il sipario.

Troveranno gli spettatori, entrando nella sala del teatro, alzato il sipario, e il palcoscenico com’è di giorno, senza quinte né scena, quasi al buio e vuoto, perché abbiano fin da principio l’impressione d’uno spettacolo non preparato.

Due scalette, una a destra e l’altra a sinistra, metteranno in comunicazione il palcoscenico con la sala.

Sul palcoscenico il cupolino del suggeritore, messo da parte, a canto alla buca.

Dall’altra parte, sul davanti, un tavolino e una poltrona con spalliera voltata verso il pubblico, per il Capocomico. Altri due tavolini, uno più grande, uno più piccolo, con parecchie sedie attorno, messi lì sul davanti per averli pronti, a un bisogno, per la prova. Altre sedie, qua e lì: a destra e a sinistra, per gli Attori; e un pianoforte in fondo, da un lato, quasi nascosto.

Spenti i lumi nella sala, si vedrà entrare dalla porta del palcoscenico il macchinista in camiciotto turchino e sacca appesa alla cintola; prendere da un angolo in fondo alcuni assi d’attrezzatura; disporli sul davanti e mettersi in ginocchio e inchiodarli. Alle martellate accorrerà dalla porta dei camerini il Direttore di scena.

Il direttore di scena: Oh! Che fai?

Il macchinista: Che faccio? Inchiodo.

Il direttore di scena: A quest’ora? (Guarderà l’orologio) Sono già le dieci e mezzo. A momenti sarà qui il Direttore-Capocomico per la prova.

Il macchinista: Ma, dico, dovrò avere anch’io il mio tempo per lavorare!

Il direttore di scena: L’avrai, ma non ora.

Il macchinista: E quando?

Il direttore di scena: Quando non sarà più l’ora della prova. Su, su, portati via tutto, e lasciami disporre la scena per il secondo atto del Giuoco delle parti.

Il macchinista, sbuffando, borbottando, raccatterà gli assi e andrà via. Intanto dalla porta del palcoscenico cominceranno a venire gli attori della Compagnia, uomini e donne, prima uno, poi un altro, poi due insieme, a piacere: nove o dieci, quanti si suppone che debbano prender parte alle prove della commedia di Pirandello “Il giuoco delle parti”, segnata all’ordine del giorno. Entreranno, saluteranno il Direttore di scena e si saluteranno tra loro augurandosi il buon giorno. Alcuni si avvieranno ai loro camerini; altri, fra cui il Suggeritore, che avrà il copione arrotolato sotto il braccio, si fermeranno sul palcoscenico in attesa del Direttore-Capocomico per cominciar la prova, e intanto, o seduti a crocchio, o in piedi, scambieranno tra loro qualche parola; e chi accenderà una sigaretta, chi si lamenterà della parte che gli è stata assegnata, chi leggerà forte ai compagni qualche notizia in un giornaletto teatrale. Sarà bene che tanto le Attrici quanto gli Attori siano vestiti d’abiti piuttosto chiari e gai, e che questa prima scena a soggetto abbia, nella sua naturalezza, molta vivacità. A un certo punto, uno dei comici potrà sedere al pianoforte e attaccare un ballabile; i più giovani tra gli Attori e le Attrici si metteranno a ballare.

Il direttore di scena: (battendo le mani per richiamarli alla disciplina). Via, via, smettetela! Ecco il signor Direttore!

Il suono e la danza cesseranno d’un tratto. Gli Attori si volteranno a guardare verso la sala del tetro, dalla cui porta si vedrà entrare il Direttore-Capocomico, il quale, col cappello duro in capo, il bastone sotto il braccio e un grosso sigaro in bocca, attraverserà il corridoio tra le poltrone e, salutato dai comici, salirà per una delle due scalette sul palcoscenico. Il Segretario gli porgerà la posta: qualche giornale, un copione sottofascia.

Il capocomico: Lettere?

Il segretario: Nessuna. La posta è tutta qui.

Il capocomico: (porgendogli il copione sottofascia). Porti in camerino. (Poi, guardandosi attorno e rivolgendosi al Direttore di scena) Oh, qua non ci si vede. Per piacere, faccia dare un po’ di luce.

Il direttore di scena: Subito.

Si recherà a dar l’ordine. E poco dopo il palcoscenico sarà illuminato in tutto il lato destro, dove staranno gli Attori, d’una viva luce bianca. Nel mentre, il Suggeritore avrà preso posto nella buca, accesa la lampadina e steso davanti a sé il copione.

Il capocomico: (battendo le mani). Su, su, cominciamo. (Al Direttore di scena:) Manca qualcuno?

Il direttore di scena: Manca la Prima Attrice.

Il capocomico: Al solito! (Guarderà l’orologio). Siamo già in ritardo di dieci minuti. La segni, mi faccia il piacere. Così imparerà a venire puntuale alla prova. (Non avrà finito la reprensione, che dal fondo della sala si udrà la voce della Prima Attrice).

La prima attrice: No, no, per carità! Eccomi! Eccomi!

(È tutta vestita di bianco, con un cappellone spavaldo in capo e un grazioso cagnolino tra le braccia; correrà attraverso il corridoio delle poltrone e salirà in gran fretta una delle scalette).

Il capocomico: Lei ha giurato di farsi sempre aspettare.

La prima attrice: Mi scusi. Ho cercato tanto una automobile per fare a tempo! Ma vedo che non avete ancora cominciato. E io non sono subito di scena.

(Poi, chiamando per nome il Direttore di scena e consegnandogli il cagnolino): Per piacere, me lo chiuda nel camerino.

Il capocomico: (borbottando) Anche il cagnolino! Come se fossimo pochi i cani qua.

(Batterà di nuovo le mani e si rivolgerà al Suggeritore): Su, su, il secondo atto del “Giuoco delle parti”.

Sedendo sulla poltrona: Attenzione, signori. Chi è di scena?

Gli Attori e le Attrici sgombreranno il davanti del palcoscenico e andranno a sedere da un lato, tranne i tre che principieranno la prova e la Prima Attrice, che, senza badare alla domanda del Capocomico, si sarà messa a sedere davanti ad uno dei due tavolini.

Il capocomico: (alla Prima Attrice) Lei dunque è di scena?

La prima attrice: Io, nossignore.

Il capocomico: (seccato) E allora si levi, santo Dio!

La Prima Attrice si alzerà e andrà a sedere accanto agli altri Attori che si saranno già tratti in disparte.

Il capocomico: (al Suggeritore) Cominci, Cominci (…).

L’Uscere del teatro sarà intanto entrato nella sala, col berretto gallonato in capo e, attraversato il corridoio fra le poltrone, si sarà appressato al palcoscenico per annunziare al Direttore-Capocomico l’arrivo dei Sei Personaggi, che, entrati anch’essi nella sala, si saranno messi a seguirlo, a una certa distanza, un po’ smarriti e perplessi, guardandosi attorno.

Chi voglia tentare una traduzione scenica di questa commedia bisogna che s’adoperi con ogni mezzo a ottenere tutto l’effetto che questi “Sei Personaggi” non si confondano con gli Attori della Compagnia.

La disposizione degli uni e degli altri, indicata nelle didascalie, allorché quelli saliranno sul palcoscenico, gioverà senza dubbio; come una diversa colorazione luminosa per mezzo di appositi riflettori.

Ma il mezzo più efficace e idoneo, che qui si suggerisce, sarà l’uso di speciali maschere per i personaggi: maschere espressamente costruite d’una materia che per il sudore non s’afflosci e non pertanto sia lieve agli Attori che dovranno portarle: lavorate e tagliate in modo che lascino liberi gli occhi, le narici e la bocca.

S’interpreterà così anche il senso profondo della commedia. I “Personaggi” non dovranno infatti apparire come “fantasmi”, ma come “realtà create”, costruzioni della fantasia immutabili: e dunque più reali e consistenti della volubile naturalità degli Attori. Le maschere aiuteranno a dare l’impressione della figura costruita per arte e fissata ciascuna immutabilmente nell’espressione del proprio sentimento fondamentale, che è il “rimorso” per il Padre, la “vendetta” per la Figliastra, lo “sdegno” per il Figlio, il “dolore” per la Madre con fisse lagrime di cera nel livido delle occhiaie e lungo le gote, come si vedono nelle immagini scolpite e dipinte della “Mater dolorosa” nelle chiese.

E sia anche il vestiario di stoffa e foggia speciale, senza stravaganze, con pieghe rigide e volume quasi statuario, e insomma di maniera che non dia l’idea che sia fatto d’una stoffa che si possa comperare in una qualsiasi bottega della città e tagliato e cucito in una qualsiasi sartoria.

Il Padre sarà sulla cinquantina: stempiato, ma non calvo, fulvo di pelo, con baffetti folti quasi acchiocciolati attorno alla bocca ancor fresca, aperta spesso a un sorriso incerto e vano. Pallido, segnatamente nell’ampia fronte; occhi azzurri ovati, lucidissimi e arguti; vestirà calzoni chiari e giacca scura: a volte sarà mellifluo, a volte avrà scatti aspri e duri.

La Madre sarà come atterrita e schiacciata da un peso intollerabile di vergogna e d’avvilimento. Velata da un fitto crespo vedovile, vestirà umilmente di nero, e quando solleverà il velo, mostrerà un viso non patito, ma come di cera, e terrà sempre gli occhi bassi.

La Figliastra, di diciotto anni, sarà spavalda, quasi impudente. Bellissima, vestirà a lutto anche lei, ma con vistosa eleganza. Mostrerà dispetto per l’aria timida, afflitta e quasi smarrita del fratellino, squallido Giovinetto di quattordici anni, vestito anch’egli di nero; e una vivace tenerezza, invece, per la sorellina, Bambina di circa quattro anni, vestita di bianco con una fascia di seta nera alla vita.

Il Figlio, di ventidue anni, alto, quasi irrigidito in un contenuto sdegno per il Padre e in un’accigliata indifferenza per la Madre, porterà un soprabito viola e una lunga fascia verde girata attorno al collo.

L’uscere: (col berretto in mano) Scusi, signor Commendatore.

Il capocomico: (di scatto, sgarbato) Che altro c’è?

L’uscere: (timidamente) Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.

Il Capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal palcoscenico giù nella sala.

Il capocomico: (di nuovo sulle furie) Ma io qua provo! E sapete bene che durante la prova non deve passar nessuno! (Rivolgendosi in fondo) Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?

Il padre: (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due scalette) Siamo qua in cerca d’un autore.

Il capocomico: (fra stordito e irato) D’un autore? Che autore?

Il padre: D’uno qualunque, signore.

Il capocomico: Ma qui non c’è nessun autore, perché non abbiamo in prova nessuna commedia nuova.

La figliastra: (con gaia vivacità, salendo di furia la scaletta) Tanto meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo esser noi la loro commedia nuova.

Qualcuno degli attori (fra i vivaci commenti e le risate degli altri): Oh, senti, senti!

Il padre: (seguendo sul palcoscenico la Figliastra) Già, ma se non c’è l’autore! (Al Capocomico) Tranne che non voglia esser lei…

Tratto (con adattamenti e riduzioni) da Sei personaggi in cerca d’autore, di Luigi Pirandello.

 

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