Fedro o meglio Gaio Giulio Fedro è stato uno scrittore di favole latino vissuto tra il 20/15 a.C. circa ed il 51 d.C. circa.
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Una vita avvolta nel mistero
Riguardo le vicende della sua vita, tutto è incerto.
Anche i dati riguardo la sua persona che si possono dedurre dalle sue opere, cinque libri per un totale di 94 favole, non consentono di formulare ipotesi precise sulla sua vita.
Gli storici ritengono che sia nato in Tracia o in Macedonia nelle vicinanze del monte Pierio, luogo consacrato alle Muse dei Traci, a quei tempi situato al confine tra Tracia e Macedonia, durante l’impero di Augusto e che poi sia stato condotto a Roma come schiavo (bottino di guerra) dopo la repressione di una rivolta di Traci da parte di Lucio Calpurnio Pisone negli anni tra il 13 e l’11 a.C.
Non si può escludere che abbia ricevuto un’istruzione in lingua e letteratura latina prima di arrivare a Roma. Ciò si evince da un’affermazione dello stesso Fedro, contenuta all’interno delle sue opere, in cui dice di aver letto in giovane età il Telephus, una tragedia ora andata perduta del poeta romano Quinto Ennio (239 – 169 a.C.).
Una volta arrivato come schiavo a Roma, Fedro entra, non si conosce bene come, all’interno della famiglia dell’imperatore Augusto che oltre a dargli il prenome Gaio e il nome Giulio, lo avrebbe poi liberato, forse proprio in virtù della sua vasta cultura.
La professione che si ipotizza abbia svolto per conto di Augusto è quella di bibliotecario e di insegnante dei nipoti: Gaio e Lucio.
Dopo la morte di Augusto continuò ad essere attivo come scrittore sotto i successivi imperatori romani: Tiberio, Caligola, Claudio e probabilmente Nerone.
In conclusione, tutta la vita di Fedro resta quasi completamente avvolta nel mistero. Ad esempio, anche, all’interno delle sue opere Fedro non ha mai parlato di se stesso come un liberto di Augusto e non ha mai fatto riferimenti chiari al suo lavoro all’interno della corte imperiale.
Anche la data di morte non è certa. Si ritiene che sia avvenuta probabilmente, durante il regno di Nerone, attorno al 51 d.C.
Finalità e morale nelle favole di Fedro
Le favole di Fedro prendono spunto nella maggior parte dei casi da quelle di Esopo. Nell’introduzione al suo primo libro, Fedro lo definisce: “Il mio maestro”.
La finalità che si propone nelle sue favole è sia quella di divertire, sia quella, riportata nella morale posta all’inizio od alla fine della favola, di colpire la corruzione ed i vizi del suo tempo ed al tempo stesso, istruire e dare consigli utili da applicare nella vita di tutti i giorni.
La visione della vita quotidiana che emerge nelle favole di Fedro, rispetto a quelle di Esopo è molto più pessimistica: un mondo dove la legge del più forte domina sovrana ed i deboli debbono accettarne le regole, se non vogliono guai peggiori.
Ai personaggi tradizionali della favola esopica (animali, uomini, dei) Fedro aggiunge personaggi famosi dell’epoca.
Solo per citarne alcuni: il generale Pompeo Magno, l’imperatore Tiberio, il poeta Simonide (l’inventore dei metodi adoperati per memorizzare le informazioni) e frequentemente lo stesso Esopo, simbolo di arguzia e di saggezza popolare.
Per Fedro le favole sono quindi il mezzo con cui i poveri e gli oppressi possono protestare contro le prepotenze dei potenti, nascondendo però tale protesta in un racconto apparentemente fantasioso.
Nell’introduzione del suo terzo libro Fedro, definisce lui stesso “Questi libricini di favole” come l’unico modo per i deboli di manifestare i loro sentimenti, mascherando le loro denunce all’interno di quelle storielle inventate, senza rischiare così una punizione.
La favola quindi con la sua morale aiuta, come fosse un’arma di difesa contro i soprusi della società romana del suo tempo, a rendere i deboli più astuti davanti alle ingiustizie dei potenti.
I problemi giudiziari con Seiano
Per via delle sue favole Fedro avrà diversi problemi giudiziari che gli condizioneranno il resto della sua vita e soprattutto non gli permetteranno di essere accolto tra la schiera degli intellettuali dell’epoca.
Nell’introduzione del suo terzo libro, l’unico testo maggiormente ricco di notizie autobiografiche, sembra che Fedro sia stato perseguitato da Lucio Elio Seiano (19 a.C. – 31 d.C.), il potente prefetto delle coorti pretoriane alle dipendenze dell’imperatore Tiberio, in pratica il capo di un esercito stanziato permanentemente a Roma.
Secondo gli storici, Seiano credendo di essere stato sbeffeggiato o addirittura vilipeso nelle favole, intentò un processo dal quale Fedro uscì, con ogni probabilità, assolto, ma ormai inviso e guardato con preoccupata circospezione, dai nobili e dai circoli letterari del suo tempo.
Proprio nell’introduzione del suo terzo libro, Fedro dopo aver parlato delle sue numerose favole, scrive:
“… così facendo, mi sono cacciato in un brutto guaio.
Se io avessi avuto un altro accusatore, e non Seiano, altri testimoni e, infine, un altro tipo di giudice, mi dichiarerei pienamente degno di sopportare tali tormenti, e non dovrei calmare il dolore con queste favole, usandole come fossero medicine.
Se qualcuno, poi, ispirato dalla sua coscienza sporca, penserà che le accuse delle favole siano rivolte solamente a lui, quando in realtà esse sono per tutti, metterà in piazza il suo animo viziato.
Eppure, vorrei che costui mi perdonasse: non è mia intenzione colpire i singoli, ma mostrare la vita, così come realmente è, e le abitudini degli uomini.”
In che cosa consistano esattamente i “brutti guai” toccati a Fedro, è tuttora un mistero.
Gli storici ritengono che possa trattarsi di un verdetto di parziale censura, di confisca o il divieto di pubblicazione di parte delle sue favole, considerate gravemente allusive e ideologicamente pericolose oppure la cancellazione di qualche privilegio prima goduto.
Sicuramente quei guai giudiziari, avranno fatto sì che molte delle favole di Fedro siano state censurate con la conseguenza che diverse di esse si siano perdute nel tempo.
Oscuramento e successivo apprezzamento solo a partire dal Medioevo
Come già detto la figura di Fedro, come scrittore e di conseguenza le sue favole rimarranno malviste dall’élite politica dei suoi contemporanei, ed oltre, a causa del discredito causatogli dal quel processo intentatogli da Seiano.
Ciò fece sì che le sue opere smisero di essere lette nei circoli letterari romani.
Fedro non riuscirà a riabilitare la sua figura di scrittore, né il contenuto delle sue opere neanche dopo la morte di Seiano avvenuta nel 31 d.C. per ordine di Tiberio.
Le sue favole avranno una certa notorietà solo nei ceti più umili della società.
Bisognerà aspettare il Medioevo affinché le favole di Fedro abbiano una certa diffusione. In particolare, grazie alla loro trascrizione da parte di alcuni favolisti latini e storici medievali, tra cui: Ademaro di Chabannes (989 – 1034), Alessandro Neckam (1157 – 1217) e Gualtiero Anglico.
Inoltre, nel 1470 l’umanista e vescovo Niccolò Perotti (1430 – 1480) trascriverà 64 favole di Fedro, delle quali 32 già presenti nei suoi cinque libri ed altre 32 completamente nuove, tratte da codici ritrovati da Perotti, oggi andati perduti, che furono poi raccolte nella cosiddetta Appendix Perottina.
Ma perché Fedro esca completamente e definitivamente dall’anonimato, bisognerà aspettare il 1596, data di pubblicazione del manoscritto delle Favole di Fedro, detto Codex Pithoeanus, dal nome del suo editore, l’avvocato e studioso Pierre Pithou.
Nei secoli successi Fedro influenzerà molti importanti autori, che riprenderanno molte delle sue favole, citiamo solo a titolo di esempio: Jean de La Fontaine (1621 – 1695) e Trilussa (1871 – 1950).
Favole formative
In questo blog sono raccolte, molte favole, di diversi autori, tra cui anche Fedro.
Sono sicuro che indipendentemente dalla nostra età, molte di esse possano aiutarci nell’ambito della nostra crescita personale in questo caotico mondo.
Se sei interessato alla morale, ovvero l’insegnamento che puoi trarre dai racconti e dalle favole, vai alla categoria: Racconti e Favole Formative. Ne troverai moltissime.
A proposito di favole e di autori di favole, leggi anche:
- Esopo – una vita dedicata alle favole
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- Leonardo da Vinci, scrittore
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