Andronìco è uno dei più antichi autori romani.
È un liberto originario della Magna Grecia, fatto schiavo, dopo la guerra contro la colonia greca della città di Taranto, nel 272 a.C.
Portato a Roma, fu acquistato da Livio Salinatore, un membro della Gens Livia, una delle più nobili famiglie romane. Egli scelse questo schiavo per la cultura e l’istruzione che lo contraddistinguevano, al fine farne il precettore dei suoi figli.
Quando, dopo diversi anni, per stima e gratitudine venne affrancato, cioè reso libero, Andronìco assunse il prenome del suo patrono, e cioè Livio, quindi: Livio Andronìco.
Una volta libero, Livio Andronìco aprì una scuola, nella quale insegnava lingua e letteratura greca e latina.
Al fine di avere a disposizione per i suoi studenti dei testi in latino, che a quel tempo a Roma non esistevano, Livio Andronìco, comincia a tradurre dal greco commedie e tragedie di: Eschilo, Sofocle ed Euripide, riscrivendole e adattandole al contesto romano.
Una di queste sarà messa in scena per la prima volta a Roma nel 240 a.C., nel corso delle grandi celebrazioni per la vittoria romana su Cartagine. Il 240 a.C. è molto importante per gli storici, in quanto rappresenta la data di inizio ufficiale della letteratura latina. Di questa rappresentazione ci dà notizia Cicerone nel Brutus, un’opera sulla retorica, dove scrive, (72): Atqui hic Livius [qui] primus fabulam docuit. (Eppure questo Livio fu il primo a mettere in scena un lavoro teatrale).
Purtroppo, delle opere di Livio Andronìco, a parte pochi frammenti, non ci è arrivato quasi nulla. Gli storici, deducendolo dal fatto che di lui ci sono rimasti solo tre titoli di commedie rispetto a nove titoli di tragedie, ritengono che il suo temperamento fosse più incline alla tragedia che alla commedia.
Livio Andronìco, di cui non si conosce né la data esatta di nascita né quella di morte, fu considerato dagli antichi il primo scrittore della letteratura latina. È a lui che si deve la prima traduzione dal greco al latino dell’Odissea di Omero.
Egli porta a Roma il teatro greco, sostituendo le vecchie forme di teatro popolari etrusco italico (Atellana, Satura, Fescennini), con opere teatrali più elaborate, basate su testo scritto, che gli attori, fino ad allora abituati a improvvisare su canovaccio, dovevano ora imparare a memoria. Queste opere erano in lingua latina ma di argomento e ambientazione greca.
Per maggiori informazioni leggi l’articolo su questo blog: Il teatro nell’antica Roma
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