L’interesse per un tema come quello della retorica nasce prima di tutto dalla sua assoluta attualità.
Tutti noi sappiamo che chi sa parlare in modo logico, coerente e persuasivo dispone di uno strumento potentissimo per assicurarsi il consenso, soprattutto durante una trattativa.
Approfondire la conoscenza della retorica è oggi inoltre particolarmente importante nella società di massa contemporanea, in cui il veloce sviluppo della comunicazione e dello scambio dei dati, anche grazie ai Social Network, ha un’importanza fondamentale a livello economico, politico e sociale per la capacità di sollecitare le persone a compiere quelle azioni di tipo economico, che nell’ambito del Marketing vengono denominate “Call to Action (CTA)”.
Si tratta in pratica dell’utilizzo di parole, frasi o messaggi pubblicitari che soprattutto nell’ambito delle vendite incoraggiano i consumatori ad agire rapidamente e istintivamente.
Pertanto, con lo scopo di cercare per quanto possibile di migliorare le nostre qualità comunicative, in questo articolo ci concentreremo sulla retorica.
Molte delle opere lasciateci dai filosofi antichi e meno, contengono infatti concetti, riflessioni ed insegnamenti che sono tuttora applicabili alla nostra vita personale e lavorativa di tutti i giorni.
Tali opere sono state utilizzate nel tempo da diversi autori anche contemporanei tutte le volte che si è cercato di definire le regole di stesura di un documento, l’utilizzo di tecniche di persuasione ed i principi della comunicazione efficace di cui appunto oggi si parla tanto.
Cenni storici sulla nascita della retorica
La retorica ebbe origine nel V secolo a.C. in Sicilia, per i processi che si svolgevano nei tribunali.
Il punto di inizio fu in particolare, a Siracusa intorno al 465 a.C. dove a seguito di una sollevazione popolare, venne a decadere la tirannia di Trasibulo, ultimo dei fratelli Gelone e Gerone I, che avevano effettuato moltissime espropriazioni di terreni per distribuirli ai loro soldati. Dopo la sua caduta ed instaurata la democrazia, i cittadini di Siracusa intentarono numerosissimi processi per tornare in possesso dei beni confiscati.
All’epoca però non esisteva la figura dell’avvocato così come lo conosciamo noi, al quale è possibile richiedere la difesa dei nostri interessi. Ognuno era tenuto a far valere i propri diritti, esponendosi in prima persona, qualunque fosse stato il suo ruolo nel processo, accusatore od imputato.
Il fatto di non saper parlare in modo adeguato, poteva essere un grande problema, in quanto la giuria, formata da persone del popolo veniva spesso conquistata più dall’abilità delle parti in causa, che non dalla validità degli argomenti.
Così accadeva che per convincere i giurati bisognasse essere eloquenti ed i cittadini al fine di farsi consigliare o per farsi comporre a pagamento il discorso che avrebbero dovuto tenere, si rivolgevano ad esperti che venivano chiamati “logografi” ovvero degli scrittori di discorsi che oltre a confezionare arringhe per i processi, componevano sia orazioni politiche che elogi funebri.
Nella maggior parte dei casi, nella parcella che si richiedeva ai clienti per la scrittura del discorso, era anche compreso il compenso per una lezione di oratoria, durante la quale si pretendeva che il cliente imparasse il discorso a memoria, anche perché essendo la maggior parte della clientela quasi sempre analfabeta, non vi era altro modo per consegnare il discorso.
Per quanto a noi noto, il primo a fornire lezioni di oratoria fu il filosofo Empedocle di Agrigento, imitato poi dai siracusani Corace e Tisia, i primi a scrivere manuali di retorica.
In seguito, la retorica si diffuse rapidamente in tutta la Magna Grecia, in Attica e nella sua capitale Atene, dove nell’ambito di un regime democratico che prevedeva la libertà di parola ed il confronto tra cittadini sia in assemblea sia in tribunale fece sì che si sviluppassero sempre di più le tecniche dell’eloquenza ovvero l’arte e la tecnica di parlare o scrivere con efficacia, in modo da persuadere gli uditori o lettori.
Incontro tra la filosofia greca e la cultura romana
Con la sconfitta del regno macedone da parte di Roma (Battaglia di Pidna, 168 a.C.) e l’annessione della Grecia alla Repubblica Romana avvenuta nel 146 a.C., la cultura greca entra in contatto con quella romana e vi si diffonde.
Si tratta di un processo di diffusione non lineare e al principio pieno di difficoltà.
All’inizio infatti i conservatori romani temevano che, la cultura tradizionale romana che poneva al vertice delle priorità il bene comune mentre, il pensiero che arrivava dalla Grecia era quello di una filosofia più indirizzata all’individualismo, potesse mettere in crisi i valori della propria cultura.
Nonostante ciò il processo di diffusione della cultura greca non si ferma. Una frase pronunciata da uno dei più importanti poeti latini dell’antichità, Quinto Orazio Flacco, noto più semplicemente come Orazio (65 a.C. – 8 a.C.), cita: “La Grecia conquistata dalle armi romane, conquista il vincitore con la sua cultura”, ci fa capire quanto i Romani ne restarono fortemente influenzati.
L’incontro tra la filosofia greca, più ricca ed elaborata e la cultura romana dà origine ad una nuova filosofia modellata sulla sensibilità e sui bisogni del mondo latino, nota come: filosofia romana.
Una figura particolarmente rilevante di questo nuovo scenario è quella di Marco Tullio Cicerone (106 – 43 a.C.) uomo politico, grande scrittore e avvocato a cui si deve il merito di aver tramandato il pensiero di molti filosofi del mondo greco, di cui purtroppo non si sono conservate le opere originali.
Con il suo lavoro, Cicerone darà a sua volta vita ad una sintesi filosofica interessante, frutto dell’acquisizione del pensiero di Platone e Aristotele e che successivamente porterà origine all’arte della persuasione.
Per maggiori approfondimenti su questo argomento ti suggeriamo di leggere l’articolo: La Retorica di Cicerone
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