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William Shakespeare – Istruzioni agli attori

Lezione di recitazione a cura di William Shakespeare

Nei testi teatrali di William Shakespeare troviamo in genere pochissime didascalie; è probabile che il Bardo (così viene chiamato Shakespeare) intendesse lasciare campo libero alla regia, che comunque veniva curata dallo stesso autore oppure dal primo attore. In compenso nella scena che riportiamo qui a seguire, ci offre addirittura una lezione di recitazione.

Il brano è tratto dall’Amleto, una tragedia scritta nell’anno 1600 e divenuta uno dei testi teatrali più celebri di tutti i tempi. In questa scena Amleto, principe di Danimarca, ha invitato a Corte una compagnia di attori e discute con loro lo spettacolo che sta per andare in scena. In effetti Shakespeare, per bocca di Amleto, offre loro una vera e propria lezione, dando consigli e spiegando come vanno interpretate le battute; insomma, esprime, a suo avviso, l’arte della recitazione.

Si tratta di una pagina famosa, in quanto si sofferma su una delle caratteristiche fondamentali del testo teatrale: il fatto cioè che esso è destinato non solo ad essere letto, ma soprattutto ad essere interpretato dagli attori e messo in scena.

I consigli del principe Amleto si concentrano su voce e gestualità; egli invita gli attori a evitare la recitazione troppo enfatica, cioè “caricata”.

 

Atto terzo – Scena seconda (Amleto)

Sala nel Castello. Entrano Amleto e tre degli attori.

AMLETO: Mi raccomando, pronunciate la battuta come l’ho pronunciata io, con la lingua sciolta. Se invece vi mettete a declamarla, come fanno molti dei nostri attori, preferirei che a recitare i miei versi fosse il banditore cittadino.

E non tagliate troppo l’aria con la mano, così (gesticola fendendo l’aria con le mani), ma usate moderazione, perché nel torrente stesso, nella tempesta e, come posso dire, nel turbine della vostra passione, voi dovete acquisire e far acquisire una temperanza che le dia morbidezza.

Oh! Mi ferisce l’anima sentire un truculento individuo imparruccato fare strage di una passione, stracciarla, per fracassare i timpani degli spettatori, che per la maggior parte capiscono solo pantomime senza senso e frastuono. Vorrei che un tipo simile fosse frustato […]. Mi raccomando, evitatelo.

PRIMO ATTORE: Parola mia, lo eviteremo, Vostra Signoria.

AMLETO: Ma non siate nemmeno troppo controllati. Lasciatevi guidare dalla vostra discrezione. Adattate l’azione alla parola, la parola all’azione, con questa speciale avvertenza: che non venga mai scavalcato l’equilibrio della natura. Poiché qualsiasi cosa troppo esagerata è contraria allo scopo dell’arte drammatica, il cui fine, dalle origini a oggi, è stato ed è, di reggere, per così dire, lo specchio alla natura; di mostrare alla virtù il suo proprio volto, al vizio la sua propria immagine, e all’età e al corpo la loro forma e impronta.

Ora, se questo viene esagerato, o troppo sottotono, può far ridere gli incompetenti, ma di certo rattristare gli esperti, il giudizio dei quali deve avere più peso, per voi, di un intero teatro tutto esaurito.

Oh! Ci sono attori che ho visto recitare, e uditi lodare, e con che lodi, i quali non avendo, senza offesa, né l’accento di cristiani, né il portamento del cristiano, del pagano o dell’uomo, si gonfiavano e spolmonavano al punto da farmi pensare che qualche manovale della natura li avesse costruiti, e manco bene, tanto abominevole era il modo in cui imitavano l’umanità.

PRIMO ATTORE: Io spero che noi abbiamo corretto discretamente questo tra di noi, Signore.

AMLETO: Oh, correggetelo del tutto; e fate attenzione che quelli che recitano la parte dei buffoni non dicano parole oltre quelle scritte per loro. Infatti, ce ne sono alcuni che scoppiano a ridere loro stessi cercando di far ridere qualche spettatore stupido, mentre in quel momento si dovrebbe dare più rilievo a qualche parte essenziale del dramma. Questa è una birbonata, e mostra un’assai pietosa ambizione nello sciocco che la compie.

PRIMO ATTORE: Lo faremo, Signore.

AMLETO: Bene, andate a prepararvi.

Gli Attori escono.

Tratto (con adattamenti e riduzioni) da Amleto, di William Shakespeare

 

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